di elleti
Pochi soldi per le comunioni e il parroco li restituisce alle famiglie. Una storia che arriva da Montemiletto, è al vaglio del vescovo di Benevento, Felice Accrocca, ed ha suscitato malumori in paese, in particolare nella piccola comunità di Montaperto, che si è ritenuta offesa.
Al punto che i fedeli hanno scritto a monsignor Accrocca esprimendo «rammarico per il singolare episodio», invitando l'alto prelato a «suggerire al nostro parroco di evitare in futuro atteggiamenti dispotici e offensivi», che si sarebbero anche protratti su Facebook.
La storia. Inizia con il giorno delle prime comunioni. Sei ragazzi, sei famiglie. I genitori si recano insieme dal sacerdote e consegnano la “classica” offerta. Si sono messi d'accordo. Tutti la stessa cifra: venti euro a testa. Niente di anormale. Don Pasquale la pensa diversamente. Prende carta e penna e scrive una lettera. Verrà inviata solo a cinque delle sei famiglie. E si conclude con questa frase: «Vi restituisco questi soldi che non rientrano nel cammino della comunione». Sui social il parroco è più esplicito, e accusa le famiglie di falsità e furbizia.
Ma cosa è accaduto? E perché don Pasquale ha reagito in questo modo? L'unica spiegazione è nell'offerta in denaro consegnata per le comunioni. Si tratta di un'offerta libera. Evidentemente i familiari dei ragazzini non avrebbero dovuto accordarsi sulla stessa cifra. Lo dicono proprio loro, nella missiva indirizzata al vescovo: «Il nostro parroco vedendo sei offerte tutte uguali ha gridato al complotto, perché secondo lui ogni unità familiare avrebbe dovuto offrire una cifra senza accordi». E lo conferma lo stesso don Pasquale nella lettera inviata ai genitori e con la quale restituiva il denaro: «Non sono stato chiaro nel dirvi che ciascuno doveva fare un'offerta per la chiesa secondo la proprie possibilità. Questa è la norma che la chiesa ci dice e noi da anni viviamo. L'ho spiegato più volte, senza arroganza, né prepotenza. E neppure, come qualcuno ha detto, ho mai chiesto delle cifre. Pensavo che lo aveste capito, ho sempre rifiutato atteggiamenti furbi, e usare la chiesa per qualche soddisfazione personale contro qualcuno. O peggio, usarla...»
Soldi, dunque. Che forse erano troppo pochi. «Ma – dicono i parrocchiani – non è comunque bello vedersi restituire quello che è un regalo. Crediamo – hanno aggiunto – che l'offesa sia stata perpetrata non solo nei confronti delle cinque famiglie, ma contro tutta la comunità».
«E' evidente – hanno aggiunti i fedeli – che il parroco abbia voluto mandare un messaggio anche agli altri. Non a caso, in questi giorni sta apponendo striscioni sui quali si richiama la ristrutturazione della chiesa del Rosario. Sembra quasi voler giustificare il suo gesto avanzando delle attenuanti».