Benevento

Udienza ad alta tensione dialettica tra le parti (il giudice Anita Polito, il pm Patrizia Filomena Rosa e alcuni difensori), e scandita anche da qualche battibecco, quella di questa mattina del processo - celebrato, nonostante l'astensione dei penalisti, per la presenza di detenuti- a carico di quattro delle cinque persone coinvolte nell'indagine dei carabinieri del Nucleo operativo di Cerreto Sannita sul racket delle viti. Nel mirino degli inquirenti il denaro chiesto per la guardiania ai proprietari dei vigneti, che sarebbero stati costretti a sborsarlo, tra marzo ed ottobre 2015, per evitare il danneggiamento delle coltivazioni tra Guardia Sanframondi e Castelvenere.

L'elenco degli imputati include Giovanni Coletta (avvocati Di Santo e Gabriele Nuzzi) , 58 anni, di Castelvenere, Annibale Zotti (avvocato Antonio Barbieri), 67 anni, il figlio Antonio(avvocato Angelo Leone), 41 anni, Raffaele Cavaiuolo (avvocato Ettore Marcarelli), 58 anni, tutti di Solopaca. Oltre che dal no del giudice alla inutilizzabilità delle perizia sulle intercettazioni, proposta dall'avvocato Leone e condivisa da quasi tutti i difensori, l'appuntamento in aula è stato occupato dall'escussione della specialista al quale era stato affidato il compito di trascrivere il contenuto delle conversazioni, sia telefoniche sia ambientali. Un lavoro – ha spiegato la diretta interessata – che non è stato possibile portare a termine in modo completo per l'assenza di indicazioni sui alcuni colloqui. Agli atti del dibattimento, dunque, solo quelli di cui è stato possibile riportare i termini.

Estorsione, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, ricettazione e violenza privata: queste le accuse contestate a vario titolo agli imputati, colpiti nel marzo 2017 da un'ordinanza di custodia cautelare che il Riesame aveva però annullato. Di qui un'ulteriore attività investigativa che, corroborata anche dal alcune intercettazione nella casa circondariale di contrada Capodimonte, era sfociata, cinque mesi più tardi, in un nuovo provvedimento restrittivo, stavolta confermato dal Tribunale della libertà, che nell'occasione aveva anche riqualificato come violenza privata l'episodio di cui il 26 gennaio 2015 aveva fatto le spese Coletta, contro la cui Kia erano stati esplosi due colpi di pistola. Un gesto compiuto, a detta dell'accusa, per costringerlo a ridimensionare la sua attività. Il processo proseguirà il 25 luglio.

L'altro troncone dell'inchiesta, al vaglio del Tribunale collegiale, riguarda invece, per estorsione aggravata, lo stesso Coletta e Guglielmo Labagnara (avvocato Antonio Di Santo), 70 anni, di Guardia Sanframondi, dallo scorso 22 giugno ai domiciliari su decisione del Riesame.

Esp