di Luciano Trapanese
Doveva essere una grande serata di rock, e così è stato. I Dream Syndicate ci hanno regalato due ore di pura emozione in musica. Nell'assiepato auditorium Cimarosa di Avellino, tra feedback incendiari e atmosfere struggenti, tra deserti polverosi e incubi metropolitani, in puro stile Velvet Underground, il gruppo di Los Angeles ha disegnato la traiettoria ruvida e coerente della loro storia artistica. Che è anche una pagina importante della storia del rock.
Sono passati 36 anni dalla pubblicazione del loro album d'esordio, The Days Of Wine And Roses e tre decenni dal loro scioglimento (prima della reunion del 2015), eppure la musica dei Ds suona ancora attuale, vera, riesce a far vibrare, emozionare, confondere. Lo ammettiamo – non senza qualche imbarazzo -, le prime note di Medicine Show, quella chitarra sghemba e acida che precede la voce del frontman, ci ha commosso. Non solo perché ha rimosso ricordi di anni troppo lontani. Tocca ancora corde profonde, come dovrebbe fare la buona musica.
I Dream Syndicate hanno suonato molti pezzi dei primi due album (That's What You Always Say, Definitely Clean, Medicine Show, Armed With An Empty Gum, tra le altre), qualcosa del terzo Out Of The Grey (la meravigliosa Boston), e molto dell'ultimo lavoro How Did I Find Myself Here?
Ognuno ci ha ritrovato dentro un pezzo di sé e del suo immaginario musicale, da Neil Young a Lou Reed, dai Rem, ai Jesus and Mary Chain (quei muri di chitarra in puro shoegaze su melodie appiccicose), dagli Stooges, alla scena punk californiana (certi pezzi dei Dead Kennedys). Oltre a evidenti assonanze con band inserite nello stesso filone, il Paisley Underground (del quale sono stati i capostipiti): Green on Red, Giant Sand, Thin White Rope. Un piccolo olimpo degli dei del rock.
L'entusiasmo dell'auditorium è cresciuto pezzo dopo pezzo. Raggiungendo l'apoteosi nei fulminanti intrecci di chitarre supportati da tastiere, che hanno riprodotto sul palco la pura essenza psichedelica della loro musica.
Il successo dei Dream Syndicate ha dimostrato che Avellino ha fame di buona musica. E di eventi di questo livello. Il concerto è stato possibile grazie all'impegno e al coraggio di Lello Pulzone e Luca Caserta. Ai quali chiediamo di continuare... Con due richieste, se possibile, anche in continuità del concerto dei Dream Syndicate: porta ad Avellino anche i Mazzy Star e sua maestà Johnny Marr, chitarra e cuore di quella leggenda fatta band che sono stati gli Smiths. Grazie in anticipo.