Montesarchio

Laboratorio politico sannita, il voto montesarchiese merita un'analisi approfondita. Damiano ha stravinto, senza mezzi termini: col 61 per cento e 5mila voti, neppure se i due avversari avessero unito le forze sarebbero riusciti ad impensierire il sindaco uscente.
Un risultato importante perché nel principale comune sannita era stata schierata, fortemente voluta dai vertici del partito, una lista targata Movimento Cinque Stelle.


E non poteva essere altrimenti, visto il risultato formidabile raggiunto alle scorse politiche: 3200 voti per i grillini, il 50 per cento sfiorato nel centro caudino. In base a ciò più di una era la preoccupazione di Damiano e dei suoi per le comunali che si sarebbero svolte di lì a tre mesi. Tantopiù che il Pd, sostenuto da Damiano, alle politiche aveva raggranellato 1300 voti, un misero 17 per cento.
Un discorso politico che in queste amministrative tuttavia non vale per la lista di Damiano: il sindaco uscente resta uomo Pd e in lista erano presenti elementi dem locali (peraltro proprio su questo fronte c'è da registrare una grave perdita, quella di Bepi Izzo, assessore uscente, escluso per soli cinque voti), ma la lista “Scegliamo Montesarchio” è una civica sic et sempliciter, raccogliendo anime dem e anche vertici provinciali di Forza Italia, come Lello Di Somma, o mastelliani come Angela Papa.


Si potrebbe parlare dunque di un alleanza anti grillina? No, per due motivi. In primis perché un altro pezzo di centrodestra era schierato con Marcella Sorrentino, e poi per i numeri venuti fuori dalle urne.

Il Movimento, schierando una lista con ottimi professionisti, a partire dal candidato sindaco Gerardo e attivisti preparati, stimati e impegnati da tempo nella cittadina (tra questi Mario Damiano, eletto consigliere) non conferma l'ottimo risultato delle politiche: subendo un travaso di 1500 voti e oltre 20 punti percentuali rispetto alle politiche. Avrebbero perso lo stesso paradossalmente prendendo i voti del 4 marzo, ma sarebbe stato un segnale diverso, un segnale molto forte di un blocco di 3200 voti targati Movimento che vanno nell'urna compatti a prescindere dal tipo di elezione, così non è stato, ed evidentemente quel 50 per cento del 4 marzo è eterogeneo. C'è un blocco ideologizzato, certamente, che è quello che ha rivotato il Movimento anche alle amministrative, quei 1700 voti (variabili in centinaia più centinaia meno viste le caratteristiche del voto in un paese di 13mila abitanti) e c'era un blocco fluido che alle politiche ha premiato il Movimento ma che evidentimente non è fidelizzato e può tendere a spostarsi.
Ciò non vuol dire che la performance del Movimento è negativa o deludente, anzi: dopo Airola, era la prima elezione amministrativa in cui i pentastellati hanno schierato una lista col loro simbolo, con tutte le difficoltà di correre in un paese in cui non prevale solo il voto ideologico, tutt'altro, sono riusciti ad arrivare secondi e a piazzare due consiglieri. E' un punto di partenza per il Movimento Cinque Stelle, che da questo risultato deve costruire, se vuole, l'alternativa anche a livello amministrativo.


Certo è importante l'impresa di Damiano: con candidati forti, è innegabile, ha avuto un'ottima base di partenza...in un momento però di forte contestazione e critica per chi è reduce da esperienze di governo più o meno lunghe, specie se si è caratterizzati dalla vicinanza al Pd che è in una fase di scarsa simpatia, un'affermazione del genere era tutt'altro che scontata. Tantopiù se per strada si sono persi professionisti importanti e stimati, oltre che cassaforti di voti come Enzo Mataluni (1300 voti di preferenza nel 2013) la pediatra Pina Crisci, ex presidente del consiglio (quasi 1000 voti nel 2013) e Alfonsina Dello Iacovo, stimatissima ex dirigente scolastica ed ex assessore alla Cultura (oltre 700 voti nel 2013): 3000 preferenze perse per strada, non bazzecole. Una situazione che avrebbe potuto creare non poche difficoltà, e che invece ha prodotto una vittoria netta


Possibile che oltre ai numeri sia stato apprezzato anche il lavoro messo in campo dall'amministrazione nei cinque anni.
Un dato che può dire molto, in ogni caso, in una fase di riorganizzazione generale della politica sul territorio.