Contrada

 

di Andrea Fantucchio 

Tentato omicidio, minacce, favoreggiamento personale, omessa custodia di armi: il sostituto procuratore di Avellino, Paola Galdo, ha chiesto il processo per i nove indagati nel ferimento di Federico Petrone, diciannovenne rapper di Serino sparato a Contrada la sera del 9 gennaio.

Il prossimo 18 settembre dovranno perciò comparire dinanzi al gup otto ragazzi di Contrada e il padre dell'imputato diciottenne che è accusato di aver sparato a Petrone.

Un'inchiesta che è incentrata sugli accertamenti compiuti dai carabinieri della compagnia di Baiano, agli ordini del comandante Gianluca Candura, e dalle perizie redatte in fase di indagine. Affidate per la Procura all'ingegnere, Alessandro Lima, già consulente per i magistrati avellinesi nella strage del bus dell'Acqualonga, e al medico legale, Elena Picciocchi.

Due al momento le versioni emerse: quella della parte offesa e quella di G.C., il 18enne accusato di aver sparato il colpo di pistola. Per Petrone, rappresentato dall’avvocato Viviano Nobile, l'indagato e altri amici avrebbero circondato lui, il fratello e due ragazzi minacciandoli: «Guarda che va a finire male... tu non sai con chi hai a che fare”... “Qua siamo a Contrada”. Alla base del litigio, secondo questa versione, una relazione fra Petrone e la sorella di G.C. Secondo il racconto della parte offesa l'indagato l'avrebbe attirato a Contrada con degli sms, lì gli sarebbe stata punta una pistola alla testa, ma il colpo al momento di far fuoco si era inceppato. G.C. avebbe poi sparato al secondo tentativo ferendo Petrone al braccio.

Diverso il racconto dell'indagato che, rappresentato dai penalisti Edoardo Fiore ed Ettore Freda, ha sempre sostenuto di aver fatto fuoco nel tentativo di difendersi da un'aggressione. Insomma, secondo questa versione, non c'era la volontà di ferire Petrone ma il colpo era partito accidentalmente.

Proprio alla luce di queste due versioni contrastanti la Procura aveva affidato l'incarico di redarre una perizia all'ingegnere, Alessandro Lima, e al medico legale, Elena Picciocchi. Due relazioni, per un totale di 139 pagine, che offrono la ricostruzione balistica dei fatti integrata dalle verifiche sulla ferita riportata da Petrone. Per i consulenti della Procura il colpo sarebbe stato sparato da distanza ravvicinata da una pistola semiautomatica Glock che apparteneva al padre di G.C, di qui l'accusa a carico dell'uomo di omessa custodia. Una delle consulenze di parte sosteneva invece che Petrone fosse stato colpito da un colpo di rimbalzo. Tesi smentita da Lima nelle sue controdeduzioni depositate pochi giorni fa. Aspetti contrastanti che, probabilmente, saranno trattati anche in fase di udienza preliminare.

La Procura, dopo aver modificato il capo di imputazione da lesioni gravi a tentato omicidio, aveva chiesto e ottenuto dal gip Antonio Sicuranza l'applicazione di tre misure cautelari. Adesso, dopo ulteriori accertamenti, e l'avviso di conclusioni indagini, è stato chiesto il processo.

Sei persone sono accusate di tento omicidio e minacce aggravate: si tratta proprio di G.C., 18 anni, G.D.F., 22 anni, P.K., 22 anni, A.M., 18 anni, G.S., 22 anni, R.B., 20 anni, difesi dagli avvocati Edoardo Fiore, Ettore Freda, Lorenzo Addivinola, Enrico Matarazzo, Antonio Todisco, Giuseppe Scafuro, Marina Pierro, Nello Pizza e Pasqualino Del Guercio. Per l'accusa avrebbero insultato e minacciato più volte Petrone e i suoi amici. Uno degli indagati avrebbe anche afferrato alla gola la vittima sbattendolo contro il muro di recinzione di un'abitazione attigua, prima che G.C. sparasse il colpo che ha ferito Petrone al braccio sinistro.

G.S. e F.P., 21 e 20 anni, rispondono di favoreggiamento personale e sono rappresentati dai penalisti Pasqualino Del Guercio e Giuseppe Di Gaita. Per il padre di G.C., il 45enne D.C., l'accusa come detto è di omessa custodia di armi.