Avellino

E' tra i volti nuovi che possono garantire il rinnovamento della classe dirigente ad Avellino. Lei è Barbara Gaita, professoressa di religione, candidata alle comunali con la lista “Avellino è popolare”. Insegna agli alunni della scuola media Cocchia e del Liceo Mancini. E' alla sua prima sfida elettorale.

Perché ha deciso di candidarsi?

“Ho scelto di mettermi in gioco per rendere un servizio alla città in continuità con quello che rendo quotidianamente ai miei alunni e alle famiglie”.

La città come le appare?

“Avellino vive un particolare momento di criticità, al quale deve corrispondere un forte richiamo all'impegno per affrontare in modo saggio e incisivo una sfida complessa, attingendo anzitutto da quei valori che spesso vengono dimenticati”.

Cosa deve cambiare nella politica cittadina?

“Bisogna restituire alla politica un'anima etica con una personale coerenza morale per dare precedenza al bene comune e agli interessi generali e non personali”.

Già, ma come?

“Va costruita una nuova città con il cemento della solidarietà, la cultura della legalità, l'attenzione alle fasce più deboli. Non è il caso di lanciare proclami o promesse sbalorditive che non troveranno una concreta attuazione, ma dobbiamo puntare a mettere in primo piano i bisogni della gente, attivando una vera politica di servizio che usa il proprio potere per soddisfare le esigenze dei cittadini".

Cosa non le è piaciuto di questa campagna elettorale?

”C'è stato un clima di polemiche, contrasti, accuse e offese gratuite. Credo sia opportuno ricordare lo scopo autentico del fare politica: il bene comune”.

Ma lei come intende portare avanti il suo impegno politico?

“La politica è dedizione agli altri. Qualche giorno fa, l'azione cattolica ricordava che è “la più alta forma di carità”: questo vuol dire che è al servizio della società e deve sempre essere orientata al miglioramento delle sue condizioni morali e materiali, senza lasciarsi condizionare da interessi particolari e ancor peggio da brame di singoli individui: questo danneggia una comunità”.

Su quali questioni intende impegnarsi?

"Oltre a rilevare i problemi delle scuole e a proporre soluzioni passando dalla logica della coordinazione a quella della correlazione con tutte le parti interessate, tra i temi che più mi stanno a cuore c'è il futuro dei nostri ragazzi".

Cosa vorrebbe fare per i giovani?

“Uno dei punti centrali del nostro programma elettorale è la promozione delle condizioni e delle opportunità per “far restare” in questa città i giovani. Ma prima dobbiamo sostenerli nella formazione e preoccuparci della loro crescita personale oltre che culturale. Non possiamo dimenticare i gravi fatti di cronaca che questo inverno hanno visto coinvolti in inchieste giudiziarie ragazze e ragazzi del capoluogo, frutto di una deriva sociale che va arginata in tempi rapidi, evidentemente stiamo sbagliando qualcosa".

Ma come si possono rilanciare le politiche giovanili in città?

“Di sicuro finora siamo stati carenti nell'opera educativa. Ogni anno sono a stretto contatto con circa 450 ragazzi e posso dire che l'universo dei giovani è molto complesso. Vanno ascoltati e vanno guidati”.

E cosa si sta sbagliando?

“Spesso cadiamo nell'errore di credere che i giovani siano la copia di noi stessi. Li vediamo come una generazione che succede ad un'altra, con le stesse conoscenze, ambizioni e desideri di chi li ha preceduti. Non è così. I nostri ragazzi hanno le potenzialità naturali che avevamo noi, ma il loro sviluppo appartiene a un altro tempo”.

Come possiamo immaginare una svolta?

“Dipende da ciò che diamo loro, da ciò che la famiglia, la scuola, le istituzioni, la società tutta fornisce per aiutare a crescere e svilupparsi. Una società priva di valori deruba i giovani di ciò di cui hanno diritto”.

E allora?

“Bisogna, invece, favorire quelle condizioni che possano alimentare quell'entusiasmo che porta i giovani ad agire come protagonisti della società. Tutto ciò non è lontano dalla politica, nel vuoto dei valori tutti sono perdenti perché verrebbe a mancare la realizzazione di un disegno ambizioso e quella capacità progettuale che prepari il domani”.