Serino

 

di Andrea Fantucchio 

«Quanto accaduto oggi è emblematico di una giustizia che funziona e cerca la verità». Era contento e sollevato, dopo oltre quattr'ore trascorse a «consumare» i corridoi del tribunale di Avellino in attesa di una sentenza che rischiava di segnare la sua fine politica.  La legge Severino sarebbe scattata implacabile, imponendo l'addio anticipato alla poltrona di sindaco. E invece Vito Pelosi, primo cittadino di Serino, è stato assolto con formula piena dall'accusa di peculato che condivideva con altre undici persone fra dirigenti e membri dell'amministrazione del precedente sindaco, Gaetano De Feo, anche lui sotto accusa. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna che ha suscitato un certo clamore in aula: con un massimo di sedici anni per alcuni degli imputati, fra i quali proprio l'ex sindaco.

La storia di Pelosi e degli altri imputati inizia con delle feste: organizzate per dare il saluto di pensionamento ad alcuni dipendenti storici del municipio. Ai quali vengono regalati collanine, crocifissi, orologi, oltre alla spese per dolcetti e rustici, che per la Procura valgono un'indagine per peculato. 

Quattro le delibere contestate: una risale al 2010. Vengono destinati seicento euro per la cerimonia di saluto di un dipendente comunale, quattrocento per l'acquisto di un orologio e duecento per il rinfresco. Un anno dopo un'altra festa simile riguarda un altro lavoratore per il quale vengono spesi poco più di duemila euro: in parte destinata all'acquisto di collanina e crocifisso in oro, il resto al rinfresco. Gli ultimi episodi sono del 2012: complessivamente vengono spesi poco più di novecento euro per salutare quattro impiegati comunali. Anche in questi casi parte della cifra era stata spesa per due orologi.

«Si fa presto a crocifiggere degli amministratori e sono il primo che perseguirebbe reati simili visto che ci sono in gioco soldi pubblici. Ho svolto il ruolo di sindaco ho ben chiaro cosa si vive in situazioni simili. Ma non appare evidente, in nessuno dei casi contestati, quale vantaggio avrebbero tratto gli imputati», ha esclamato il penalista Alberico Villani in una vibrante arringa.

I difensori Ennio Napolillo, Edoardo Volino e Giovanni Iacobelli hanno focalizzato la loro attenzione sul fatto che le spese per i regali di saluto rappresentavano una consuetudine e non certo un'appropriazione indebita fatta da parte degli imputati. Il penalista Napolillo aveva poi citato un regolamento comunale del 2009 che a suo dire offriva l'appiglio normativo per permettere agli imputati di offrire i doni contestati. 

Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Sonia Matarazzo al lato i magistrati Pierpaolo Calabrese e Gennaro Lezzi, ha deciso l'assoluzione per l'ex sindaco Gaetano De Feo, gli ex membri della giunta comunale, Federico Rocco, Massimo Luciano, Pasquale Molisse, Nicola Lucano, Antonio De Feo, Donato Di Zenzo, Vincenzo Ianniello, Vito Pelosi (oggi sindaco) e Ingino Raffaele, il segretario comunale Domenico De Cristofaro, e il responsabile di settore Antonio Petti