di Luciano Trapanese
Se osservate un impianto eolico o fotovoltaico, forse non vi capiterà di legare quell'immagine all'immigrazione di massa che arriva dall'Africa. Eppure, passa proprio dalle energie alternative quella che potrebbe rivelarsi una poderosa spinta allo sviluppo del continente nero. E il conseguente impulso alla fine dell'esodo verso l'Europa.
L'imprenditore lucano, Alfredo Cestari parte da un presupposto: «L'Africa ha notevoli risorse energetiche rinnovabili in parte inutilizzate. Basti pensare che solo il 10 per cento dell'idroelettrico viene sfruttato e che l'enorme potenziale solare è quasi intatto. Neppure le risorse eoliche sono state valorizzate e la geotermica giocherà un ruolo cruciale nel prossimo futuro in tutta l'Africa orientale».
Poche frasi per dire che il continente potrebbe diventare centrale per la produzione di energia pulita del pianeta. Ipotesi che consentirebbe anche alle nazioni africane di connettersi velocemente allo sviluppo globale. Considerando anche due cose: è il continente con il numero più alto di giovani e la sua popolazione è destinata a raddoppiarsi entro il 2045.
Beh, un po' come dire – e si sente dire spesso – aiutiamoli a casa loro. Ma in questo caso su progetti realistici, con investimenti mirati, e con la possibilità – ha aggiunto Cestari – «di creare due milioni e mezzo di posti di lavoro». Senza contare l'enorme indotto e tutto la crescita conseguente al business energetico.
In un rapporto di Energy Outlook si sostiene che l'Africa sarà capofila mondiale nello sviluppo delle rinnovabili. Si fa anche una previsione: entro il 2040 il 40 per cento dell'elettricità sarà prodotta da fonti non fossili. Per la prima volta nella storia un intero continente potrebbe organizzare la propria crescita economica utilizzando le rinnovabili. Da continente nero a continente verde. Luogo simbolo e riferimento imprenditoriale per la rivoluzione energetica mondiale.
Ad accelerare questo trend, il rapido sviluppo di molte nazioni africane. Sviluppo che impone anche una maggiore richiesta di energia.
Per ora ci sono importanti progetti, degli apripista. Come un impianto fotovoltaico in Sudafrica che produce 96 mw e fornisce energia a 80mila famiglie. O il parco eolico in Kenya: 365 turbine per 300mw, già capace di coprire il 20 per cento della richiesta energetica di quella nazione. Altri mega progetti si stanno realizzando anche in Marocco (uno di questi è la centrale fotovoltaica da 580mw, energia per oltre un milione di persone), e in Etiopia (eolico, 150mw e presto anche il più grande impianto solare del continente: 5.200mw).
Ma è solo l'inizio. Potrebbe cambiare la storia di un continente, dare impulso definitivo alla fine dei combustibili fossili, e far partire l'economia e lo sviluppo, mettendo anche la parola fine alla cosiddetta “migrazione economica”. Con buona pace di chi teme l'invasione.
Nel frattempo negli ultimi anni c'è stato un boom di richiesta energetica. Nella sola regione sub sahariana l'incremento è del 45 per cento. Ma per capire meglio le possibilità di crescita di questo mercato, basta un dato: un abitante della Tanzania impiega otto anni per consumare l'energia che un americano brucia in un mese. E non bisogna dimenticare che centinaia di milioni di persone vivono ancora senza elettricità.
Si tratta di un business enorme (secondo solo a quello atteso con l'intelligenza artificiale). Nei prossimi anni gli investimenti saranno di circa 110 miliardi di dollari l'anno. Nel 2040 si arriverà a un totale di 3mila miliardi.
Per discutere di tutto questo una delegazione della Wpd, una società tedesca che gestisce un parco eolico nella cittadina della bassa Sassonia, Damme, sarà in Campania dal 21 al 23 maggio. L'obiettivo dell'incontro – promosso dal Gruppo Cestari e patrocinato dalla Camera di Commercio ItalAfrica, dalla Provincia e dal Comune di Salerno,è quello di far conoscere alla delegazione tedesca tutte le aziende partner del progetto “Sinergie per lo sviluppo. Cooperazione, crescita e benessere per la valorizzazione del continente africano».
Proprio Cestari ricorda che «l’adesione al progetto, finanziato con fondi già istituiti dall’Ue, è aperta a tutte le imprese europee senza limiti di dimensione aziendale: l’obiettivo, dunque, è anche quello di fare in modo che le imprese entrino nel partenariato. A ben vedere, quindi, il progetto potrà portare effetti positivi direttamente all’Africa e al suo popolo, ma anche all’Europa, sia sotto forma di guadagno per le imprese che vi parteciperanno, sia come prevedibile diminuzione del flusso migratorio verso il “vecchio continente”, spesso alimentato proprio dalla povertà che, purtroppo, contraddistingue il continente africano».