Montesarchio

Prima il furto di muletti ed autoarticolati, e non solo, sui quali caricare e trasportare la merce. Poi l'assalto alle aziende, tutte impegnate nello stesso settore: la produzione di polipropilene. Materiale plastico, rubato e successivamente proposto, per l'acquisto, ad una ditta in particolare.

Episodi che sembravano distinti gli uni dagli altri, nei quali è stato però possibile individuare un 'filo d'Ariana” che ha permesso di collegarli e ricondurli ad un'unica matrice. Sono stati i carabinieri a seguire quel filo, lo hanno fatto con il supporto delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, con l'analisi dei tabulati e dei Gps.

E' così che sono venuti a capo di un'associazione per delinquere che ritengono di aver sgominato. Il risultato è l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Monza Emanuela Corbetta, su richiesta della Procura, che ha disposto l'arresto di nove persone: sette sono finite in carcere, le altre ai domiciliari. Tra le prime figurano, come anticipato questa mattina in un altro servizio, due sanniti, entrambi di Montesarchio: Giovanni Parrella, 58 anni, già noto alle forze dell'ordine, e Daniele Porcaro, 25 anni. Sono detenuti nella casa circondariale di contrada Capodimonte, in attesa dell'interrogatorio di garanzia, probabilmente per rogatoria, alla presenza del loro difensore, l'avvocato Elena Cosina.

Secondo gli inquirenti, avrebbero svolto, al pari di altri, un ruolo operativo in un gruppo guidato da un 67enne di Albiate, e che tra ottobre 2017 e gennaio 2018 avrebbe messo nel mirino quattro imprese delle province di Monza, Lecco e Brescia, dalle quali sarebbero stati trafugati, complessivamente, oltre 110 bancali di polipropilene, per un valore di centinaia di migliaia di euro.

Un bottino che sarebbe potuto diventare ancora più consistente se in un caso l'intervento di un addetto non avesse avuto come conseguenza la necessità di abbandonarne altri. Colpi preceduti dalla 'scomparsa' di mezzi ed attrezzature di altre imprese, adoperati per trasferire la refurtiva e stoccarla in un capannone a Canonica d'Adda, in provincia di Bergamo, e messi a segno con un modus operandi praticamente identico, con l'abbattimento di cancelli e muri perimetrali delle aziende da 'visitare'.

Esp