Avellino

 

di Andrea Fantucchio 

«Parlare con i giovani di legalità è fondamentale. Noi magistrati e avvocati raccontiamo ai ragazzi come agisce la criminalità e soprattutto come reagire al meglio». Il procuratore di Napoli, Francesco Soviero, una vita spesa a combattere la camorra con l'antimafia, questo pomeriggio era al liceo classico Pietro Colletta di Avellino. Nel corso del progetto alternanza scuola lavoro che vede l'istituto diretto dalla preside, Paola Gianfelice, collaborare con il tribunale di Avellino attraverso la camera penale e l'ordine degli avvocati.

Ad accompagnarci nella sala dove si sta discutendo di un caso di omicidio sono la consigliera dell'ordine degli avvocati, Biancamaria D'Agostino, e la professoressa referente del progetto, Angela Nardiello. Entrambe si sono spese molto per la realizzazione di questo percorso.

In una sala gremita di ragazzi il ruolo di relatori è affidato all'avvocato Gaetano Aufiero, già presidente della camera penale e studente del Colletta quando era preside l'indimenticato Aurelio Benevento, e proprio il magistrato Soviero.

I ragazzi ascoltano rapiti mentre si discute di intercettazioni ambientali, svolgimento delle indagini, difesa degli indagati prima e degli imputati poi. Si è deciso di rinunciare ai tecnicismi in favore degli esempi pratici e del vissuto dei protagonisti. E la scelta, inevitabilmente, paga: il racconto dei fatti non si discosta mai dall'indagine trattata, ma non la «svuota» di quel pathos che contribuisce a tenere alta l'attenzione degli studenti. Dopotutto i due relatori hanno entrambi numerosi anni di esperienza alle spalle.

Li ascoltiamo durante una pausa dalla lezione.

«Mostrare come si conducono indagini e processi – spiega Soviero – permette di superare gli stereotipi che spesso vengono fuori da film e libri che finiscono per mitizzare personaggi negativi. E, pur offrendo spunti interessanti, non raramente hanno la colpa di spingere i ragazzi a imitare quei modelli sbagliati; senza descrivere il ruolo svolto dai rappresentati dello Stato. Anche se, durante la mia esperienza, ho notato che il processo di emulazione avviene soprattuto in piccole fasce della popolazione che vivono in contesti già pregiudicati».

Interessante è anche il passaggio su fenomeni di criminalità che hanno come protagonisti dei giovanissimi.

«Prima – spiega il piemme – si entrava nella camorra per avere il così detto “stipendio facile”. Ora sono sempre di più i giovani a caccia di prestigio e potere».

L'importanza che Soviero fornisce a incontri come quello di oggi è riassunta da un aneddoto. Stiamo prendendo un caffè con lui, l'avvocato Aufiero e la preside Gianfelice. Il magistrato racconta di quando, ancora piccolo studente, aveva detto in classe «Cutolo è cattivo e ammazza le persone», e la maestra gli aveva risposto: «Zitto, anche i muri hanno orecchie».

«Un atteggiamento che oggi fortunatamente, salvo poche eccezioni, non vedo più. E' per questo che è fondamentale spiegare agli studenti l'importanza di combattere sempre la criminalità e il valore della giustizia», ha chiarito il procuratore.

Aspetto ribadito anche dal penalista Aufiero per il quale: «L'appuntamento di oggi permette di affrontare il tema della legalità da due punti di vista differenti: quello del pubblico ministero e quello dell’avvocato. Il primo rappresenta la tutela della comunità attraverso le indagini che coordina con la polizia giudiziaria. Il secondo svolge un lavoro altrettanto apprezzabile, anche se non sempre viene giustamente apprezzato. L’avvocato tutela il principio di legalità affinché l’imputato riceva un giusto processo, venga giudicato nel modo corretto e sia assolto quando le prove sono poco univoche o insussistenti, e anche nei casi in cui non vengano raccolte nel modo adeguato così come previsto dall'ordinamento giuridico».

«L’avvocato – conclude - è il baluardo finale a tutela del cittadino che subisce un processo. Quelli che ho visto oggi sono ragazzi molto attenti al principio di legalità perché una cosa è parlare di argomenti astratti, un'altra “calarli” in casi giudiziari reali».

Un tipo di insegnamento che si sveste della sola erudizione fine a sé stessa, in favore di un modello che ruota su esempi concreti. Così come evidenziato anche dalla dirigente Gianfelice che spiega: «Il progetto nasce da una convenzione fra la scuola, il tribunale e l’ordine degli avvocati di Avellino. Il percorso è caratterizzato da una serie di incontri con i rappresentanti degli enti giuridici. La prossima settimana ci sarà una simulazione del processo penale. Iniziativa che nasce dall’esigenza di stabilire relazioni più accurate con le istituzioni che afferiscono all’ambito della giustizia e della legalità. Attraverso esperienze pratiche che consentono ai ragazzi di incontrare protagonisti e professionisti del settore».