di Andrea Fantucchio
Sono stati condannati a sette anni di reclusione i due imputati di origine africana, O.I. e N.O., accusati di aver stuprato, rapinato e aggredito una donna dell'est la sera del 25 marzo del 2017. I due erano stati arrestati dai carabinieri, mentre un terzo complice non era mai stato identificato.
In aula i militari di Monteforte avevano raccontato cosa fosse accaduto quella sera: un uomo con i genitali in vista che teneva ferma una donna con i pantaloni abbassati, mentre altri due uomini di colore l'avevano accerchiata. I tre poi - sempre secondo la versione dell'accusa - si erano dati alla fuga inseguiti dai militari. Successivamente i due imputati erano stati identificati. Nel corso dell'indagine era anche stato sequestrato un preservativo sul luogo dell'accaduto; i carabinieri avevano restituito alla donna il cellulare e circa trenta euro: la refurtiva della rapina denunciata.
Durante il processo era stata ascoltata proprio la persona offesa che aveva confermato le accuse, anche se con molta fatica per le difficoltà con la padronanza della lingua italiana. La difesa degli imputati aveva anche fornito una documentazione relativa al trattamento sanitario obbligatorio della quale la donna era destinataria. I giudici hanno però ritenuto la sua versione attendibile anche se, per averne certezza, bisognerà attendere la motivazione della sentenza che uscirà entro novanta giorni. Il pubblico ministero Antonella Salvatore aveva chiesto sette anni e e sei mesi di reclusione e 1500 euro di multa. Il collegio giudicante, presieduto dal magistrato Luigi Buono a latere i giudici Giulio Argenio e Lorenzo Corona, ha disposto una pena più mite. La sentenza sarà impugnata in Appello. Dove le difese proveranno a dimostrare nuovamente l'infondatezza delle accuse sostenute dalla Procura.