Sono trascorsi diciassette anni da quel 5 maggio del 1998 che fece piombare i comuni di Quindici, Sarno, Siano e Bracigliano in un baratro di morte e distruzione. Cade oggi, infatti, l’anniversario della frana di Sarno e Quindici, ma anche di Siano e Bracigliano (colpiti meno ferocemente). Paesi che vennero sconvolti da uno degli smottamenti più violenti mai avvenuti in Italia. Venne giù il Pizzo d'Alvano che portò devastazione su entrambi i versanti, sia quello irpino che quello salernitano. Rimasero uccise 160 persone in tutto il comprensorio, 137 delle quali nel solo comune di Sarno che oggi ricorderà le vittime con una messa solenne seguita da una cerimonia civile.
Venne giù il Pizzo d'Alvano. Una massiccia colata di fango si staccò dopo un eccezionale evento piovoso con oltre 140 millimetri di pioggia caduti in appena 72 ore, formando una frana dalle dimensioni gigantesche. Fu quella maledetta pioggia insistente la ragione della frana, oltre 2 milioni di metri cubi di fango e rocce che si staccarono dal monte Pizzo d’Alvano raggiungendo i vicini centri urbani e distruggendo ogni cosa e provocando la morte di molte persone. La frazione di Episcopio fu quella maggiormente colpita dalla frana, ma anche il comune di Quindici e la frazione di Casamanzi vennero raggiunti dal fango che qui uccise 13 persone. Una tragedia che chi vive nei due paesi non dimentica: la frana investì le case e anche l’ospedale di Sarno. Mentre sul versante orientale montano si verificarono una decina di frane e due smottamenti che inghiottirono la comunità di Quindici distruggendo alcune abitazioni e finanche una chiesa. Una ferita ancora aperta per entrambe le comunità, che oggi, a distanza di anni, specialmente a Quindici, fanno ancora i conti con la ricostruzione mai avviato a causa della perimetrazione della cosiddetta "zona rossa", la linea della pericolosità che non consente a chi subì danni e distruzione di poter ricostruire in loco la propria abitazione.
Rocco Fatibene