Avellino

 

di Andrea Fantucchio 

Una Corte D'Assise gremita, come non si vedeva da tempo ad Avellino. I due imputati in attesa nei gabbiotti, così come i parenti di Michele Tornatore, 53enne ucciso un anno fa con tre colpi di arma da fuoco. E poi bruciato in un'auto parcheggiata in una discarica a Contrada. Questa mattina si è aperto il processo per concorso in omicidio a carico di Francesco Vietri, 54 anni, di Montoro, e del 30enne di Fisciano Pasquale Rainone, accusato di aver concorso nella distruzione del cadavere.

Alle 10, come dicevamo, l'aula era già piena: i figli della vittima, Domenico ed Ester, la moglie Carmela, i numerosi agenti della polizia penitenziaria che si sono occupati della sicurezza. Mezz'ora dopo sono arrivati i due magistrati, Luigi Buono e Giulio Argenio, affiancati dai giudici popolari. Toccherà a loro presiedere un processo che mira a dare una risposta su un giallo sul quale si addensano ancora numerose ombre.

A partire proprio dal movente, mai del tutto chiarito. Non si è dissipata la pista camorristica che porta al clan Genovese. Forse un debito di gioco non riscattato. Eppure, anche su questo punto, ulteriori dubbi sono arrivati a qualche giorno dall'apertura del processo. Quando la Cassazione ha fatto cadere proprio l'aggravante mafiosa per Rainone, accogliendo la tesi del difensore Marino Capone che riteneva insussistente l'agevolazione di un clan, proprio quello dei Genovese, citato per l'ultima volta in una sentenza del 2003. Troppo indietro nel tempo per gli Ermellini che hanno accolto il ricorso. Di parere diverso il piemme dell'antimafia napoletana, Simona Rossi, che oggi in aula si è opposta con successo alla richiesta della difesa di Vietri, rappresentata dagli avvocati Anna Caserta e Italo Benigni, che avevano chiesto di ritenere insussistente l'articolo sette anche per il proprio assistito.

Acquisita invece una lettera che lo stesso imputato ha scritto dal carcere e che aveva spinto i carabinieri del nucleo investigativo di Avellino a un ulteriore sopralluogo nel capannone nel quale sarebbe avvenuto l'omicidio. Alla ricerca di uno straccio e un secchio sul quale sarebbero presenti tracce ematiche che potrebbero ricondurre ad altri indagati. In un'inchiesta parallela la Dda ha infatti iscritto altre tre persone con l'accusa di concorso in omicidio.

Nella prossima udienza, che è stata fissata per il 6 giugno a mezzogiorno, sarà nominato il perito incaricato di trascrivere alcune intercettazioni che potrebbero rivelarsi determinanti. Poi saranno ascoltati alcuni carabinieri che hanno eseguito i rilievi nel capannone a Montoro, il comandante del nucleo investigativo di Avellino, Quintino Russo, il medico legale, Carmen Sementa, e due testimoni che per il piemme potrebbero «offrire una testimonianza determinante su aspetti specifici della vicenda, mai del tutto chiariti».

Acquisiti, nonostante l'opposizione della difesa di Vietri, anche alcuni articoli del Quotidiano del Sud, a firma del collega Attilio Ronga, ritenuti dal piemme un elemento importante per sancire il momento nel quale è stata divulgata la notizia del gps montato sulle auto finite al centro delle indagini.

La difesa della parte civile, rappresentata dall'avvocato Pasqualino Del Guercio, si è opposta con successo all'acquisizione di alcune schede sulla personalità di Tornatore. Aspetti non ritenuti rilevanti ai fini processuali.