di Pierluigi Melillo

“Luigi Di Maio resterà candidato premier anche nel caso di un terzo mandato; Siamo gli unici a non aver - paura del voto, sulla deroga al secondo mandato ci rifletteremo con la dovuta ragionevolezza”. Lo conferma il deputato avellinese Carlo Sibilia in una intervista pubblicata oggi sul “Messaggero”.

La lista in città.  In queste ore Sibilia sta mettendo a punto la lista per le amministrative nella sua città, dove è stato ufficializzato il nome del candidato sindaco, Vincenzo Ciampi, funzionario dell'Agenzia delle Entrate. Ma il deputato ora ha la testa alla nuova sfida per le politiche, che il Movimento vorrebbe ripetere addirittura entro giugno. C'è già l'altolà di Mattarella, eppure i Cinque Stelle sono già con i motori accesi per tornare al voto.

Voto subito. “Ora – argomenta Sibilia - i partiti dimostrino coraggio. Matteo Renzi non ha capito che ha fatto la parte del pugile suonato e che il mondo va avanti anche senza di lui”. Sibilia lancia stoccate velenose. Nel mirino il centro destra “una coalizione che sta al guinzaglio di un condannato ineleggibile come Silvio Berlusconi che tiene sotto scacco la Lega”, ma accuse forti anche contro il Pd dove “abbiamo un Renzi che non è più neanche segretario e che fa quelle dichiarazioni piene di boria e di irresponsabilità”.

"Nessuna paura delle urne". Pronti al voto, anche se la legge elettorale non garantisce un risultato diverso da quello emerso dopo il 4 marzo. “A questo punto – osserva Sibilia, riferendosi ai partiti avversari - vediamo se hanno paura di andare al voto, noi non abbiamo paura. Ora la scelta spetta al presidente Sergio Mattarella ma il punto è che non si può ignorare il 32%”.

Lo stop di Renzi. Ma Sibilia non nasconde la sua delusione per il fallimento del dialogo con Martina, sconfessato dall'intervento in tv dell'ex premier. “Il Pd con l'intervista di Renzi ha chiuso la sua esperienza di partito. Ha preso in giro i suoi iscritti e i suoi parlamentari che stavano provando ad avere un dialogo con noi in modo serio. Potevano chiedere scusa, decidere di correggere gli errori per cui sono stati puniti dagli elettori e invece torna Renzi e dice: io sono io e voi non siete nessuno”.