Caserta

Sono 36 le persone finite al centro dell'inchiesta della Guardia di finanza di Caserta e dell'Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che hanno scoperto un’associazione per delinquere, con base operativa in provincia di Napoli, attiva nella commissione di numerosi reati tributari nonché nell’immissione illecita nel mercato di partite di zucchero, soprattutto di origine serba e slovena, commercializzate da una società con sede a Sant’Antimo e a Carinaro, in provincia di Casera, che le vendevano “in nero” a numerosi operatori nazionali del settore vitivinicolo per la sofisticazione dei loro prodotti.

Nove le misure adottate dal gip su richiesta della Dda di Napoli. Quattro le persone finite ai domiciliari e 5 con obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria.

Contemporaneamente sono anche scattati i sequestri preventivi di beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie per oltre 12 milioni di euro.

Per tutti l'accusa a vario titolo è per associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, falsità in registri e notificazioni, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed autoriciclaggio.

In particolare, l’associazione per delinquere si approvvigionava di masse di saccarosio di provenienza estera (Croazia, Isole Mauritius Serbia e Slovenia) che venivano veicolate alla società con sede a Sant’Antimo attraverso l’interposizione fittizia di imprese “cartiere” nazionali, cioè formalmente attive ma di fatto non operative, risultate essere anche inadempienti agli obblighi fiscali. Quindi, attraverso il complesso sistema di frode, gli indagati riuscivano a commercializzare zucchero in evasione di imposta e a prezzi estremamente competitivi a compiacenti imprenditori vitivinicoli. In tal modo, questi ultimi compravano “in nero” partite di saccarosio che non avrebbero potuto, invece, acquistare atteso che la normativa nazionale e comunitaria non consente loro la detenzione di sostanze zuccherine e, ancor più, il loro impiego nei rispettivi opifici. In spregio alle regole, invece, tali imprenditori utilizzavano lo zucchero così acquistato per la sofisticazione del vino, attraverso l’incremento successivo della gradazione alcolometrica, nonché per la produzione di mosti, mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva, successivamente oggetto di vendita ad ignari acquirenti.