Detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra con l’aggravante del metodo mafioso. Questa l'accusa nei confronti di quattro persone della provincia di Caserta finite al centro dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda che ha coordinato le indagini dei carabinieri della Compagnia di Mondragone.
Questa mattina il blitz condotto dai militari dell'Arma e dagli agenti del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Le ordinanze sono state notificate agli indagati residenti o già detenuti nelle province di Caserta, Benevento e Torino e riguardano: Antonio La Torre, 62 anni, Francesco Tiberio La Torre, 31 anni, rispettivamente fratello e figlio di Augusto La Torre; Luigi Meandro, 29 anni e Salvatore De Crescenzo, 41 anni, già detenuto.
Le indagini erano state avviate nel 2015 a Mondragone e sono state condotte anche attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché, “dallo stretto monitoraggio in carcere” di Augusto La Torre, ritenuto a capo del clan di Mondragone tra gli anni ‘80 e ‘90, e del fratello. Secondo l'accusa i due, dal luglio 2015, hanno illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico più armi comuni da sparo e un’arma da guerra (pistola GLOCK, mitra da guerra, pistola cal. 38, fucile M52, pistola cal. 7.65) allo scopo “di riaffermare l’egemonia del clan La Torre su quel territorio”.
Dalle conversazioni ambientali, registrate durante i colloqui in carcere, è emerso che Augusto, fratello Antonio e il figlio Tiberio, in più occasioni abbiano fatto riferimento alla detenzione e all’occultamento delle suddette armi.
Secondo l'accusa, gli indagati, inoltre, avrebbero anche formulato minacce di morte nei confronti del Pm Alessandro D’Alessio, titolare dell’indagine insieme alla dottoressa Maria Laura Lalia Morra.
Lo stesso Augusto La Torre è indagato per estorsione, aggravata dal metodo mafioso, poiché, tra marzo e aprile 2015, secondo gli inquirenti dal carcere di Pescara, dove era detenuto, aveva inviato una lettera minatoria all’amministratore di un condominio di Mondragone, con la quale pretendeva l’assunzione di suo figlio Tiberio.
Nello stesso periodo l'indagato avrebbe anche inviato, “con le stesse modalità intimidatorie, una lettera al proprietario di numerose abitazioni all’interno del suddetto complesso, con la quale richiedeva la somma di euro 25.000. Due tentativi di estorsione non andati a segno grazie al rifiuto delle vittime.