In attesa della formazione del Governo Antonio Maiella, consulente del lavoro sannita laureato in Consulente del Lavoro e delle Relazioni Sindacali e in Giurisprudenza è intervenuto per analizzare il programma dei Cinque Stelle, in particolare sul lavoro e sul reddito di cittadinanza.
Maiella parte da un'analisi sul Movimento: “ Ritengo che la democrazia in Italia abbia solide fondamenta per sorreggere il peso politico di un Movimento nato dal civile e trasversale dissenso e che, nel corso degli anni, si sia inserito, a pieno titolo, nel sistema politico della Repubblica Italiana. Oggi, i grillini rappresentano una forza di governo e questo è un fatto che esula da ogni opinione. Personalmente, provengo da una estrazione culturale liberal socialista e dunque da un mondo di valori diametralmente opposto rispetto a quello dei 5 stelle e non nascondo che per comprenderne l’essenza ho dovuto pormi su un piano orizzontale e dare voce a tutta la mia capacità di ascolto, perché ritengo che anche le tesi difformi possano trovare una luminosa armonia se sorrette dall’impegno in nome dell’uomo”.
Passando alle proposte dei grillini sul lavoro Maiella analizza: “ Per valutare il programma sul Lavoro dei pentastellati dobbiamo porci preliminarmente una domanda: Cos’è il lavoro? Esso, a mio modesto avviso, non rappresenta merce di scambio, ma parte integrante dell’essere umano. Lo ripeterò fino allo sfinimento. E quindi un’impresa socialmente responsabile non deve esser dedita soltanto al profitto ma deve essere animata da un senso di impegno anche, se non soprattutto, verso i prestatori di lavoro. Ecco, ad una prima lettura del piano sul lavoro posso affermare che nel programma dei 5 stelle il lavoro è indicato come primario strumento di equità sociale, elemento precursore della dignità di ogni cittadino. Vedete, il liberalismo, nella più totale assenza di valori alternativi, è stato inteso come unico strumento di autoregolazione dei mercati ed ha palesato tutta la sua vulnerabilità dinanzi alle sofferenze della mia generazione. Una generazione deprezzata e demolita da un sistema economico fondato sulla falsa premessa del lavoro utile al solo raggiungimento dell’efficienza economica di mercato”.
Parole positive sull'idea del reddito di cittadinanza: “ Ritengo che il reddito di cittadinanza sia dovuto in uno Stato desideroso di giustizia sociale perché il precariato tende a chiudere i neoassunti, giovani e non, nel recinto di filo spinato dei meno garantiti. In questi anni, nei fatti, si è istituzionalizzato il precariato stabile che ha bloccato, a sua volta, l’ascensore sociale. Ditemi voi dov’è finita l’integrazione tra i diversi strati che formano la società. E della classe media, ne vogliamo parlare? I detrattori del Reddito di cittadinanza parlano di assistenzialismo. Credo, invece, che i cittadini italiani, persone di grande decoro, abbiano una gran voglia di lavorare. Il reddito di cittadinanza va inteso come un incentivo a lavorare e non come uno strumento palliativo a tempo indeterminato. Il reddito è la precondizione non il fine ultimo dell’azione sociale, a differenza degli 80 euro. Leggo dalla stampa che il Movimento ha annunciato 20 miliardi di coperture. Bene, diamo fiducia agli economisti di riferimento e vediamo come intendono gestire le dinamiche fiscali dell’operazione. Tra l’altro, il reddito garantirebbe il rilancio dei consumi e un significativo miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie più disagiate”.