Cerca ancora una collocazione per essere ammirata dalla gente l’opera "Apice vecchia in miniatura", realizzata in otto anni di lavoro e di passione da due anziani del paese: Eugenio Cornacchione e Paolo Simeone. Ultimamente, però, è arrivato l’interesse del Fai e addirittura della Soprintendenza, da come racconta uno degli ideatori, Eugenio Cornacchione: «Il Fondo Ambiente Italiano si sta interessando per trovare una struttura pubblica che possa accogliere l’opera. E’ stato contattato il Museo del Sannio in un primo momento, dove però ci hanno detto che non c’era lo spazio necessario e la Provincia di Benevento in un secondo momento. Quest’ultima deve ancora farci sapere cosa ha deciso in merito.
Il Fai ha inoltre suscitato l’interesse della Soprintendenza di Benevento». E per quanto riguarda il comune di Apice? «Dall’ultimo colloquio avuto con il sindaco Albanese – riprende Cornacchione – si parlava di collocare Apice vecchia in miniatura in uno dei saloni del Castello dell’Ettore. Sicuramente sarebbe la sua destinazione più giusta. Spero solo che i lavori presso il maniero normanno si completino e si riapra, così da poter ammirare un’opera che al momento è smontata in diverse parti e va assemblata. Abbiamo impiegato con Simeone otto anni di lavoro, personalmente ho speso 10mila euro per comprare il materiale ed ho 76 anni. Il mio desiderio è che si trovi al più presto una struttura pubblica che l’accolga».
Apice vecchia in miniatura è una ricostruzione in scala ridotta del centro storico di 14 metri per 6, composta da due materiali principali: legno e pietre di Rodi Garganico. Un’opera ultimata dopo anni di sacrifici e costante lavoro, somigliante in molti aspetti al risultato di antichi manufatti realizzati da dimenticate maestranze del passato e che riproduce fedelmente il vecchio borgo nei suoi più piccoli dettagli: 70.000 mila piccole tegole di legno che ricoprono le abitazioni, un sistema di camere a combustione che simulano il fumo uscente dai comignoli, un impianto elettrico che alimenta, sia all’interno delle abitazioni che all’esterno, lungo le strade, piccole lampadine e lampioncini.
Michele Intorcia