di Pierluigi Melillo

La rivoluzione nella sanità va avanti. E sarà portata a termine entro l'anno. Lo ha ribadito con la sua proverbiale fermezza il governatore della Campania,Vincenzo De Luca, che stamane ha effettuato un blitz alla città ospedaliera di Avellino, rispondendo all'invito dell'azienda “Moscati” che ha messo a punto un percorso per la cura del piede diabetico. “Siete un'eccellenza, nessuno in Campania paga in dieci giorni come questa azienda”, dice rivolgendosi al manager Percopo e ai medici dell'ospedale. E via con il primo diktat: “La Sanità in Campania, o la cambiamo oggi o non ce la faremo mai più”. Ma l'analisi del governatore parte da lontano: “Quando ci siamo insediati siamo stati chiamati ad operare delle scelte. La prima era quella di tirare a campare senza affrontare i problemi di fondo, senza litigare, galleggiando. Chi opera questo tipo di scelta vive bene ma non cambia la realtà”. Poi, De Luca chiarisce quella che è stata la strategia messa in campo dal giorno in cui i cittadini campani l'hanno eletto alla guida della regione. “L’altra scelta – spiega - che fa solo il 10% di chi opera nel pubblico, è quella di lavorare con senso dell’onore ponendosi obiettivi di fondo. Costi quel che costi. Noi abbiamo optato per la seconda scelta”. La sanità era in coma. “Non si riusciva neppure a garantire i servizi fondamentali”, ricorda De Luca che aggIunge: “Siamo stati molto vicini dal fare la fine della sanità greca. Siamo partiti da zero perdendo 13.500 dipendenti, con 4mila precari che tenevano in piedi le strutture e un bilancio finanziario che ci vede perdere un miliardo e 200 milioni di euro di fondo di accantonamento. Oggi siamo costretti a superare ogni tre mesi l’esame del Ministero dell’Economia quando prima non si approvavano i conti delle Asl dal 2013. Abbiamo trovato l’ira di Dio, ma non ci lamentiamo”. Il governatore  lancia anche una frecciata polemica ai Cinque Stelle: “Assistiamo a delle imbecillità. Se dovessi prendere il pullman per attraversare Via Marina a Napoli ci metterei una settimana”. E, infine, la vera svolta per svuotare i pronto soccorso (“E' necessaria la collaborazione dell'ordine dei medici per creare un filtro”) e ridurre le liste d'attesa: “In un paese civile è impensabile aspettare dieci mesi per una visita. Non è più tollerabile. Il problema delle liste d’attesa è solo organizzativo e se dobbiamo lavorare di sabato mattina, di notte e nei giorni festivi lo faremo”.