Montella

 

di Andrea Fantucchio 

«Questi il trattore se lo mettono sotto il letto», così avrebbero parlato, intercettati, tre degli indagati nell'inchiesta del procuratore, Fabio Massimo Del Mauro, su una serie di furti di trattori e mezzi agricoli fra Montella e l'hinterland. Nel corso dell'indagine sono stati eseguiti quattro arresti firmati dal gip, Fabrizio Ciccone: a finire in manette due coniugi di Montella, un 53enne di Lioni e un 33enne di Montecorvino Rovella in provincia di Salerno. Obbligo di dimora nel comune di residenza per un 40enne di Giffoni Valle Piana. Indagate anche altre quattro persone: due agricoltori di Lioni, un operaio di Calitri e un allevatore di Savignano Irpino. (A fine articolo le foto

Come si sono svolte le indagini 

Le indagini sono state compiute in larga parte dai militari della stazione di Montella, agli ordini del luogotenente Stefano Nazzaro. Affiancati dai colleghi della compagnia locale diretta dal capitano Rocco De Paola. I carabinieri hanno iniziato l'attività di intercettazione nell'estate del 2017. Tutto è nato da un controllo su strada eseguito non distante da Savignano Irpino. Ad attirare l'attenzione un uomo a bordo di un trattore. Dagli accertamenti è emerso che il mezzo era stato rubato tempo prima sempre in provincia di Avellino.

Così i carabinieri avevano piazzato i microfoni nelle auto dei sospettati. Intercettazioni che hanno fatto nascere negli investigatori l'ipotesi dell'associazione a delinquere. Sono state interrogate decine di persone del posto che hanno messo i carabinieri sulla pista giusta.

Il capo era una donna

La sorpresa è stato scoprire che i presunti promotori dell'associazione a delinquere erano marito e moglie, entrambi incensurati. La donna – stando alle intercettazioni – coordinava le azioni del gruppo, l'uomo con un complice di Montecorvino Rovella avrebbe eseguito materialmente i furti.

La dinamica era molto simile. I tre viaggiavano a bordo di un'auto che sceglieva sempre sentieri di campagna: mai strade provinciali o statali per non dare nell'occhio. I trattori presi di mira si trovavano sempre nei pressi di abitazioni o di aziende sprovviste di telecamere. I presunti ladri studiavano infatti la zona nei giorni precedenti. Un lavoro certosino affidato a chi conosceva bene il posto. Spesso se ne occupava proprio la coppia. I due coniugi in più occasioni sono stati fermati dalle forze dell'ordine. Ma, prima dell'indagine, nessuno aveva mai sospettato di nulla. Dopotutto marito e moglie non si erano mai resi protagonisti di episodi che destassero sospetti.

Quando il bersaglio veniva scelto due indagati si occupavano di rubare il trattore. E poi si davano alla fuga a bordo del mezzo. “Sorvegliati” da un'auto vedetta sulla quale era presente la donna. Sarebbe stata proprio lei a tenere i contatti fra i membri della banda e poi con riferimenti che permettevano di rivendere i trattori.

Non solo Irpinia...

Gli indagati potevano contare su numerosi contatti fra l'Alta Irpinia, il salernitano ma anche il viterbese. Più “basi d'appoggio” e attività compiacenti che permettevano di rivendere i trattori e i mezzi agricoli rubati. Spesso venivano riverniciati, poi si sostituivano le targhe così da rendere difficile l'identificazione.

I presunti ladri erano specializzati nei “cavalli di ritorno”. Dopo aver rubato gli oggetti contattavano i proprietari per esigere la cifra per la restituzione. Spesso gli incontri avvenivano di persona. A telefono, come detto, non si faceva cenno all'attività della banda.

A tradirli proprio i lunghi viaggi in auto, attraverso vie poco battute. Durante i quali gli indagati, intercettati dai carabinieri, avrebbero illustrato il loro piano d'azione. Come quella volta, fra Cassano e Ponteromito, quando avevano preso di mira un trattore poco distante da un casolare. Ma la luce accesa della camera da letto, non lontano da dove era parcheggiato il mezzo, li aveva fatti desistere. Non prima di aver ironizzato sull’eccessiva accortezza dimostrata dai proprietari dei trattori.

Durante l'indagine sono state decine i clienti della banda individuati dagli investigatori. Molti di loro sono poi stati ascoltati e intercettati. Sono quattro i trattori recuperati, con un escavatore e altre oggetti fra i quali frese, motoseghe, trapani. I colpi denunciati sarebbero almeno dieci. Ma sono in corso altre indagini per capire se la banda abbia agito ancora.

I mezzi recuperati

La refurtiva recuperata, del valore di oltre 150mila euro, è stata in parte restituita ai proprietari e in parte donata, su disposizione del Procuratore, Rosario Cantelmo, a un ente di beneficenza. Il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Massimo Cagnazzo, in conferenza stampa ha lodato il lavoro svolto dai carabinieri della stazione di Montella.

«Hanno dimostrato – ha spiegato – una grande capacità investigativa e conoscenza del territorio. E sono riusciti a sgominare una banda che aveva eseguito decine di furti. Un consiglio che possiamo dare – anche alla luce di questa esperienza - è quello di installare gps sui mezzi agricoli per permettere l’individuazione degli stessi nel caso in cui si verificasse un furto».

Nei prossimi giorni gli indagati raggiunti da misure cautelari saranno interrogati dal gip.