Macellavano animali nonostante fossero positivi alla brucellosi e vendevano latte di bufala senza denunciare i casi della malattia. E' quanto ha scoperto la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere grazie alle indagini del personale dei Carabinieri Forestali di Caserta.
Grazie a intercettazioni telefoniche, perquisizioni e sequestri i carabinieri hanno scoperto il sistema che veniva posto in essere con la complicità di veterinari Asl: questi permettevano di prelevare un secondo campione di sangue ai bovini, nel corso della profilassi di Stato, violando le norme, e lo destinavano ad analisi di laboratorio preventive in centri privati, in modo da poter macellare in anticipo gli eventuali capi positivi alla brucellosi e occultare il focolaio infettivo alle anali ufficiali.
Pratica messa in campo anche per l'allevamento di bufale, in un'azienda di Gioia Sannitica: l'allevatore, certificava che la sua azienda fosse “ufficialmente indenne” dalla brucellosi, certificazione che conferisce al latte un valore maggiore, visto che grazie a questo il latte può essere esportato anche nei paesi extra Ue.
Le indagini hanno permesso di accertare, inoltre, che i predetti medici veterinari convenzionati con l'A.S.L. per l'effettuazione delle profilassi di Stato presso gli allevamenti zootecnici della provincia di Caserta ponevano in essere condotte delittuose di falsità ideologiche aggiungendo nei verbali dei campionamenti colleghi non presenti alle operazioni per consentirgli di accedere alle remunerazioni professionali previste nella Convenzione stipulata con la Regione Campania, nonché ai rimborsi chilometrici per gli spostamenti con i propri automezzi mai avvenuti. Ed ancora, presso un allevamento bovino di Vairano Patenora (CE), si è accertato che il medico veterinario aziendale avrebbe posto in essere un preventivo illecito "monitoraggio" per individuare eventuali capi infetti da brucellosi sottoponendo gli stessi a prelievi ematici e facendo analizzare i campioni, in violazione alle norme sanitarie disciplinanti la materia, ad un laboratorio di analisi di Piedimonte Matese che aveva nella sua disponibilità un Kit diagnostico, per la diagnosi della brucellosi con metodologia S.A.R. (Siero Agglutinazione Rapida), il cui acquisto, detenzione ed utilizzo è vietato dalla legislazione italiana. Le indagini hanno permesso di accertare che tale Kit diagnostico era stato acquistato in Francia attraverso un intermediario commerciale operante in Perugia. Tale illegale monitoraggio posto in essere sui capì di bestiame dall'azienda di cui sopra ha peraltro evidenziato la presenza di due capi positivi alla brucellosi la cui presenza del focolaio di infezione veniva occultato alle Autorità Sanitarie mettendo a rischio di diffusione una malattia pericolosa per il patrimonio zootecnico della nazione.
Truccavano analisi su brucellosi e vendevano latte di bufala
La scoperta dei carabinieri forestali
Redazione Ottopagine