Benevento

Anche Italo Di Dio, come il L@P, esprime sdegno per l'episodio di vandalismo che si è registrato nell'auditorium della Spina Verde e allo stesso tempo evidenza quelle che a suo dire sono abnormi responsabilità dell'amministrazione comunale: "Venerdì sera ho avuto modo di appurare di persona, alla presenza del dirigente Catalano, le risultanze dell’ultima incursione dei vandali presso la Spina Verde, lasciata colpevolmente in balia di piccoli delinquenti e del degrado, distrutta e interamente razziata al suo interno. Mi sento di esprimere la mia totale condanna verso questi episodi di violenza gratuita ed inaudita ferocia nei confronti di una struttura che è patrimonio di tutti i beneventani, frutto di comportamenti ed azioni privi di qualsiasi senso civico e responsabilità in parte da ascrivere anche a genitori che non spiegano ai loro figli che così facendo, demoliscono quelle poche speranze rimaste per il futuro. Dopo gli spazi esterni e la Mediateca, è toccato all’Auditorium finire devastato e saccheggiato dalla sprezzante furia dei teppisti. Si sapeva che era solo questione di tempo: a nulla sono valsi i nostri appelli e le richieste di intervento indirizzate al governo cittadino".

Di qui il consigliere comunale del Pd evidenzia le responsabilità dell'amministrazione, e le relative inefficienze: "Detto questo, occorre purtroppo evidenziare che l’Amministrazione Mastella, propostasi in campagna elettorale come quella che avrebbe rivoltato la città come un calzino e avrebbe segnato una svolta epocale, finora si è distinta solo per la totale inefficienza nella risoluzione dei problemi. Il 23 gennaio 2017 l’assessore Pasquariello, in replica al transfuga Feleppa (il quale, dopo il suo passaggio in maggioranza, ha completamente perso la parola sull’argomento) che lamentava lo stato d’incuria in cui versava la Spina Verde, ebbe a dire che l’impianto di videosorveglianza era stato ultimato e collaudato. E che “l’obiettivo a breve termine dell’Amministrazione Mastella era quello di rendere fruibile la Spina, perché solo facendo “vivere” le opere pubbliche si può porre un freno alla loro valorizzazione” (testuale). Da allora sono trascorsi 14 mesi, e l’Amministrazione in carica, dopo averne celebrato il funerale, sta procedendo alla definitiva sepoltura della Spina Verde. Ma non è tutto. Esattamente un anno dopo Pasquariello, il 10 gennaio 2018, l’assessore al Patrimonio Maria Carmela Serluca ricordava che “il ritardo nell’affidamento della suddetta struttura è conseguente alla mancata acquisitone dal Demanio, da parte della precedente amministrazione, del suolo su cui è stata realizzata la struttura”. Ammesso che sia così, ci hanno messo un anno per accorgersene? “La struttura - annunciava con toni trionfalistici la Serluca sempre due mesi e mezzo fa - verrà finalmente messa disposizione del Conservatorio e delle istituzioni scolastiche del Rione Libertà”. Le chiacchiere, come si può vedere, si sono protratte oltre la campagna elettorale. Dopo l’ultimo raid cosa affideranno al Conservatorio: i pannelli divelti, i sediolini sfasciati e le macerie? A quanto ammontano i danni e soprattutto chi li ripagherà? E non finisce mica qui. Il 17 gennaio 2018, il Sindaco Mastella annunciava in pompa magna che l’imprenditore Bruno Fragnito, aveva deciso di donare al Comune un sistema di videosorveglianza per il controllo e il monitoraggio dell’Auditorium della Spina Verde. “Tale impianto - scrivevano dall’Ufficio Stampa di Palazzo Mosti - una volta collegato alla sala di controllo del comando di Polizia Municipale, consentirà di intervenire in maniera rapida e tempestiva per contrastare i fenomeni di sciacallaggio e vandalismo in atto da qualche tempo presso la struttura”. Ebbene a distanza di oltre due mesi, di questo fantomatico “collegamento” non si ha uno straccio di notizia. Mentre l’Amministrazione si prodiga nell’ormai non più remunerativa politica degli annunci (basta guardare i risultati elettorali: vale per tutti, nessuno escluso), della Spina Verde sono rimaste soltanto le mura, perché tutto il resto, in questi due anni di governo Mastella, è stato ormai depredato o devastato. Qui suona bene il famoso detto partenopeo riferito alla Basilica di Santa Chiara: “ropp’arrubbata, facetter ‘e porte ‘e fierro”".