(elleti) Minuscoli pezzi di plastica nell'acqua in bottiglia dei marchi più popolari. Lo ha rivelato uno studio effettuato su 259 campioni prelevati in nove Paesi da undici marche diverse. Con una media di 325 particelle per ogni litro di acqua. Delle 259 bottiglie analizzate solo 17 sono risultate “pulite”.
La ricerca arriva dopo quella dell'Organizzazione mondiale della Sanità che ha anticipato la decisione di rivedere i rischi potenziali della plastica contenuta – in quel caso – nell'acqua potabile dei nostri rubinetti.
Lo studio sulle bottiglie di acqua minerale è stato portato a termine – su incarico del progetto di giornalismo Orb Media - dagli scienziati dell'Università statale di New York. E' stato riscontrato nell'acqua imbottigliata il doppio delle particelle di plastica trovate nell'analisi precedente sull'acqua del rubinetto.
La ricerca è stata effettuata sui marchi più venduti nel mondo: Aqua (Danone), Aquafina (PepsiCo), Bisleri (Bisleri International), Dasani (Coca-Cola), Epura (PepsiCo), Evian (Danone), Gerolsteiner (Gerolsteiner Brunnen), Minalba (Grupo Edson Queiroz), Nestlé Pure Life (Nestlé), San Pellegrino (Nestlé) e Wahaha (Hangzhou Wahaha Group). Per ora non riguarda l'Italia (la situazione non dovrebbe essere dissimile), ma Stati Uniti, Cina, Brasile, India, Indonesia, Messico, Libano, Kenya e Tailandia.
Gli scienziati statunitensi hanno utilizzato il colorante rosso del Nilo per fluidificare le particelle di plastica.
Il tipo di plastica trovato con maggiore frequenza sarebbe il polipropilene, lo stesso tipo di materiale che viene utilizzato per realizzare i tappi di bottiglia.
Lo studio non è stato ancora pubblicato e non è stata eseguita una revisione, ma un portavoce dell'Oms ha riferito al Guardian che «sebbene non ci siano prove concrete dell'impatto sulla salute umana, quelle particelle rappresentano un'area emergente di preoccupazione», e che quindi «saranno disposte analisi ancora più approfondite e con esisti indiscutibili per definire una corretta definizione dei rischi».
Ma come finiscono queste particelle nelle bottiglie? Le microfibre di plastica sono facilmente presenti nell'aria. Potrebbero entrare a contatto con l'acqua all'esterno, ma anche all'interno degli impianti di imbottigliamento.
Le aziende citate nella ricerca hanno risposto definendo non attendibile lo studio. Ma la Coca Cola, pur dichiarando di avere dei metodi di filtraggio rigorosi, ha ammesso che per l'ubiquità delle materie plastiche nell'ambiente «le fibre possono essere trovate a livelli minimi anche in prodotti altamente trattati».
In una indagine dello scorso anno (di Orb Media), la contaminazione di microplastica è stata accertata nell'acqua di rubinetto di tutti i Paesi del mondo. Una scoperta che ha spinto gli scienziati a verificare le possibili conseguenze sulla nostra salute.
Gli Stati Uniti hanno il più alto tasso di contaminazione (94 per cento), la media nei Paesi europei è del 72 per cento. Il numero medio di fibre presenti in mezzo litro di acqua varia dal 4,8 degli Usa all'1,9 delle nazioni Ue (Italia compresa, quindi).
Le analisi indicano anche l'estensione della contaminazione della microplastica nell'ambiente. Altri studi sono stati focalizzati sull'inquinamento plastico dei mari. Che suggerisce anche come le persone si stiano cibando di microplastiche tramite i pesci che vivono in acque contaminate.
Altri dati confermano l'allarme dell'Oms: in Germania fibre e frammenti plastici sono stati trovati in tutte le birre analizzate, ma anche nel miele e nello zucchero.
A Parigi i ricercatori hanno scoperto che la microplastica precipita dall'aria. Stimano che ogni anno si depositino sulla città fra i tre e i dodici milioni di tonnellate di fibre. Ed è inutile chiudervi in casa: le particelle sono state trovate anche nell'aria degli appartamenti.
Come le microplastiche finiscano nell'acqua potabile resta per ora un mistero. Ma è stato accertato – tra l'altro – che le fibre possono anche essere scaricate nei sistemi idrici. Uno studio recente ha dimostrato che ogni ciclo di lavatrice potrebbe rilasciare fino a 700mila fibre nell'ambiente.
Resta sempre la stessa domanda, per ora senza risposta: e i rischi per la salute?