Erano finiti ai domiciliari lo scorso 12 febbraio per produzione e coltivazione di sostanze stupefacenti, poi erano tornati in libertà a distanza di tre giorni. Quando il gip Gelsomina Palmieri aveva disposto l'obbligo di dimora per Ilario Covino, 20 anni, e quello di firma, tre volte a settimana, per il padre, Felice, 42 anni, di Arpaise. Un'ordinanza, quella del giudice, impugnata dagli avvocati Grazia Luongo e Salvatore Pignatiello dinanzi al Riesame, che l'ha annullata per Felice - non più sottoposto ad alcuna misura, dunque -, confermandola, invece, per il figlio.
Quest'ultimo, come si ricorderà, nel corso dell'udienza di convalida aveva escluso qualsiasi responsabilità a carico del genitore, sostenendo che era all'oscuro di ciò che lui aveva combinato solo ed esclusivamente per uso personale, attrezzando a serra una vecchia cantina. Un locale chiuso da una cella frigorifera, nel quale i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Montesarchio avevano rinvenuto venti piante di marijuana: 5 alte circa un metro e mezzo, le altre una quarantina di centimetri. Nella stessa occasione erano stati ritrovati, inoltre, 220 semi, 30 rametti essiccati, materiale per il confezionamento della sostanza stupefacente e per la produzione; fertilizzanti, concimi, un deumidificatore e numerose lampade necessarie al riscaldamento dell’ambiente.
Esp