Benevento

Divertente, dissacrante, ironico e sulfureo. Dario Vergassola arriva in ritardo ma recupera, in pochi minuti, trasformando un'atmosfera d'attesa annoiata nella maratona tra parole da vivere e raffiche di battute.
Alla presentazione beneventana dei 12 autori semifinalisti al Premio Strega 2015 la conduzione é doppia. Con il comico ligure c'è il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi.
E sul palco del San Marco, con le scenografie targate Italo Mustone e Fabio Melillo, torna la lavagna, simbolo del premio nato in casa Bellonci.

 

«Colpa dei trasporti» si scusa per il ritardo Vergassola assestando il primo colpo capace di indicare il bandolo della matassa di una serata che viaggia tra la visione satirica dell'attualità e l'irreplicabile no-sense. Pronto a pungere ma anche a ridere su ogni cosa. Un po' intervista impossibile, un po' viaggio nelle parole.
Si gioca coi numeri: 69... "Per il sesso siamo perfetti", ottava edizione "...perché otto e il numero infinito...", una botta al Trota una al sindaco di Benevento... «Ha mai pensato di candidarsi a La Spezia? Con un cognome così...».
Vergassola provocatore e caustico e Petrocchi impeccabile e ufficiale. Il poliziotto buono e quello cattivo. Tra loro, primo sul palco, Fausto Pepe che ci tiene a ribadire l'ambizione culturale e turistica della città.

 

Poi la scena é tutta del 'divo' Vinicio Capossela che, se prima del palco non si concede, sul divanetto dello Strega riesce a rivelare poco. «Sono lieto di essere aspirante stregone nella terra contigua a quella delle mie origini...». E alla domanda sull'immaginifico posta da Petrocchi, Vergassola si intromette «Ispirazione o peyote?». Insomma l'autore de 'Il Paese dei Coppoloni' (Feltrinelli) riesce appena a evidenziare la forma epica del suo lavoro che subito Vergassola torna all'attacco «Ma è vero che il tuo ghostwriter è il senatore Razzi?».

 

Tra battute e storie, Mauro Covacich riesce a presentare La sposa (Bompiani). «Volevo un romanzo destrutturato così tanto da renderlo irriconoscibile, ecco allora i racconti e l'ispirazione dall'attualità, malinconica, incompiuta e tragica”. La sposa, infatti, prende spunto dalla storia di Pippa Bacca morta tragicamente durante la performance itinerante Spose in Viaggio, con cui si proponeva di attraversare, in autostop, 11 paesi teatro di conflitti armati, vestendo un abito da sposa, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo. Stuprata e uccisa nel corso del suo viaggio.
Si chiama in causa il fascino della letteratura capace di evocare quello che non c'è per presentare “Storia della bambina perduta” (e/o) di Elena Ferrante. Al posto dell'autrice, che da sempre ha scelto l'anonimato, una rappresentate della casa editrice.

 

Spazio poi al riferimento della serata 2015. Lo Strega guarda all'Expo, al grande evento ai nastri di partenza e invita sul palco il presidente nazionale di Slow Food, il sannita Gaetano Pascale con l'amministratore dello Strega Alberti Giuseppe D'Avino.

Le storie indagano il cuore, dunque, con Final cut L'amore non resiste (Fandango Libri) di Vins Gallico che evidenzia la “liquidità dei sentimenti al tempo del web” e poi l'imprevedibilità dell'esistenza con Chi manda le onde (Mondadori) di Fabio Genovesi.
Spazio alla società al bivio tra civiltà e barbarie in La ferocia (Einaudi) di Nicola Lagioia.

«Insiste sulla validità della scelta di investire in cultura» il vicesindaco e assessore alla Cultura Raffaele Del Vecchio. «L'intuizione di otto anni fa ci ha premiati e proseguiremo lungo questa strada».

 

Riesce a tener testa in modo sorprendente all'invadente ironia di Vergassola, invece, l'autrice de Il genio dell’abbandono (Neri Pozza) Wanda Marasco che, nel suo lavoro racconta invece la vita del più grande scultore italiano fra Otto e Novecento: Vincenzo Gemito. E' un ritorno allo Strega, per la terza volta, quello di Marina Mizzau che firma Se mi cerchi non ci sono (Manni) giocando, nel titolo, con gli “inganni del linguaggio”. Uno sguardo inedito al mondo del Sommo Poeta, invece, con Marco Santagata in Come donna innamorata (Guanda).

 

Poi spazio ad “un'orgogliosa figlia dello Strega”. Melania Petriello, giornalista e scrittrice sannita, nelle vesti perfette di cantastorie. Il suo intervento è un'ode, un poema d'amore alla lettura, per parlare di 'nutri-menti', il cibo dell'anima.

«Delle parole rivoluzionarie capaci di respirare in superficie o sentire il fiato strozzato del fondo, mentire o liberarsi dell'inganno...» Quelle parole che tra le macerie del 1946 diventano protagoniste nel salotto di Maria e Goffredo Bellonci. In quell'Italia «reduce dalle lacrime della guerra e dalla polvere della resistenza» che «guardava ai filosofi, agli scrittori, ai poeti, con la fiducia della ragione e con la fame del cuore».

E allora eccolo il quadro che si compone dinanzi agli occhi, lasciandosi guidare dalla voce di Melania Petriello si può vedere «la punta affilata di Ennio Flaiano, le isole di Elsa Morante, i feriti a morte di Raffaele La Capria, le parole tra noi leggere di Lalla Romano, il lessico a noi familiare di Natalia Ginzburg, il tutto cambia perché nulla cambi di Tomasi di Lampedusa, le estati belle e perdute di Cesare Pavese, la quotidiana vita Capitale di Moravia... sono le storie migliori di questo paese, non l'eredità, non la memoria e basta, ma una traccia, un'impronta ancora fertile».
Un quadro minuzioso senza malinconia ma con la capacità di chi sa guardarsi indietro per trovare la strada.

 

Sul palco si susseguono ancora le atmosfere di Via Ripetta 155 (Giunti) di Clara Sereni, presentato dall'editrice, l'outsider XXI Secolo (Neo) di Paolo Zardi, e la graphic novel Dimentica il mio nome (Bao Publishing) di Zerocalcare.

Il viaggio delle storie dello Strega 2015 si è appena concluso e, contemporaneamente, è appena cominciato.

 

Mariateresa De Lucia