Avellino

"Le regole in materia fiscale devono essere riscritte con l'ausilio dei commercialisti". E' quanto sottolineato da Ugo Grassi, candidato M5S al Senato per il collegio di Avellino nel corso dell'incontro presso l’Hotel De La Ville organizzato dall’Ordine dei Commercialisti di Avellino con tutti i candidati. “Anche io come giurista di diritto positivo mi lamento – dice Grassi - di quella che voi commercialisti definite ‘babele normativa’: i decreti di attuazione sono diventati il pane quotidiano dell’ordinamento italiano! 200000 leggi è un numero inaccettabile, perché una mole legislativa tale immobilizza un Paese”, aggiunge il professore, che cita l’intervento di Sabino Cassese sul Corriere della Sera, secondo il quale la colpa dell' abbondanza normativa è da attribuire al Parlamento che farebbe poche leggi delega: “E’ un falso storico – commenta Grassi -, dato che a partire dal primo Governo Berlusconi c’è stato una vera e propria crescita esponenziale di leggi delega! Basterebbe dire che questo numero così alto di norme è il frutto di funzionari (burocrati) che sono sottratti a responsabilità politica; essi scrivono il contenuto normativo di leggi contenitore che necessitano di un decreto di attuazione che dia loro un senso”.

“È impossibile affrontare quella ‘babele normativa’ senza organizzare un tavolo di confronto che comprenda anzitutto i riformati: è chiaro che 200000 leggi non si cancellano da sole ed è giusto che le regole in materia fiscale vengano riscritte con il contributo dei commercialisti che le subiscono in via diretta”, incalza il candidato pentastellato, ribadendo l’importanza della collaborazione tra la politica e la base costituita dagli elettori. Quindi Grassi pone l’attenzione su due questioni chiave presenti all’interno delle dodici proposte avanzate dai commercialisti. La prima è l’equo compenso: “In Italia esisteva già: le tariffe minime professionali erano un argine all’iniquità sociale! Abolirle è stato inutile e dannoso. D’altra parte l’Europa non ce lo ha mai chiesto in questi termini: anche perché se è vietato il dumping sulle merci, perché mai dovrebbe essere concesso rispetto alle prestazioni intellettuali?” – si domanda il professore, auspicando un ritorno alle tariffe minime professionali al posto di quell’equo compenso che lui stesso definisce un’ “aberrazione”.

La seconda questione chiave riguarda le commissioni tributarie: “Non è accettabile che la commissione tributaria sia affidata alla valutazione di persone la cui formazione culturale non dà alcuna garanzia di competenza sulla suddetta ‘babele’: il Movimento propone di potenziare la Corte dei Conti attribuendole le competenze giurisdizionali in materia tributaria” – spiega il candidato Cinque Stelle. Infine Grassi espone qualche sua personale osservazione sul rapporto fisco-contribuente. “L’Italia è il Paese delle autorità indipendenti che indipendenti non sono – afferma in merito alla proposta di istituire un’autorità indipendente di garanzia del contribuente -: l’Antitrust ha censurato l’equo compenso perché ‘contrario alla libera concorrenza’, mentre il vero problema è che i suoi vertici sono di nomina politica. Da qui la necessità di stabilire regole certe, che garantiscano l’assoluta e reale indipendenza delle autority”. Infine si sofferma sulla normativa antiriciclaggio: “Un’aberrazione che va ben al di là della direttiva europea, la quale si limita a dire di individuare i ‘criteri sospetto’, che però sono diventati centinaia, configurando la suddetta normativa come un ulteriore strumento di “drenaggio” fiscale”. “L’assurdo è che queste normative chiedono al professionista una serie di informazioni che lo Stato di fatto ha già: una delle proposte del Movimento in tal senso è la creazione di un sistema unico di assemblaggio delle informazioni che permetta -attraverso l’utilizzo di confronti incrociati- di identificare il flusso di denaro frutto di attività illecite”, conclude il candidato pentastellato.