Avellino

Un primo maggio da divisi in casa. Non è la prima volta, e non sarà neanche l'ultima. Come accade ormai da un bel po' di mesi, Cgil e Uil andranno a braccetto, mentre la Cisl farà tutto da sola, lontana dall'Irpinia, a Benevento. L'Ugl, infine, dilaniata dallo scontro interno su Vassiliadis, sarà a Bagnoli. Insomma, se non è tutti contro tutti, poco ci manca. In mezzo ci sono i lavoratori o, peggio ancora, i disoccupati, chi un lavoro non ce l'ha o chi l'ha visto scomparire forse definitivamente all'orizzonte, risucchiato dal vortice di una crisi che non sembra avere mai fine.

La Uil, nel corso del consiglio territoriale con il segretario regionale Anna Rea, ha ricordato che ci sono più di quattrocento persone over 40 che hanno perso il posto di lavoro e, a breve, non recepiranno più alcun sostegno a reddito. È su questi numeri che il sindacato dovrebbe confrontarsi e fare quadrato per arrivare ad una soluzione, a qualche proposta concreta. E invece si è fatta, ancora una volta, la scelta peggiore, dividendosi. La colpa? Difficile dirlo. I diretti interessati, come facilmente intuibile, giocano allo "scaricabarile", puntando il dito contro il compagno di banco. Ma non basta più, non può bastare.

Il sindacato è chiamato ad uno scatto in avanti, a recuperare il terreno perso nei luoghi di lavoro, tra la gente. Non può contare solo chi ha più tessere (vere o presunte, come nella tradizione della peggiore politica), non serve litigare su chi ha vinto le elezioni nelle fabbriche della provincia. Il sindacato non può essere solo attività di ufficio, consulenze e servizi, che pure servono a far cassa. Ha il dovere di tornare in piazza, di sporcarsi le mani, di riprendere ad ascoltare gli operai, i lori veri datori di lavoro. 

Marco Grasso