Gesualdo

 

di Simonetta Ieppariello

Un castello e il suo principe. La storia di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, non può prescindere dalla storia della musica. I suoi madrigali, il mistero e fascino della sua storia attraversano l’Irpinia, passando per il paese di Gesualdo, dove si staglia maestoso il suo castello. Dimora di un principe e simbolo della magnificenza della corte. In un tripudio di stanze e gorgiere, musica e misteri nuova tappa de L’Altra Campania, nel paese che porta il suo nome: Gesualdo. Una prima tappa, una prima puntata a cui seguirà la seconda che andrà in onda mercoledì 21 febbraio alle ore 21 su 696 tv canale 696 del digitale terrestre.(clicca per vedere la prima puntata de L'Altra Campania dedicata al Castello Gesualdo)

Una tappa speciale per scoprire Gesualdo e i suoi madrigali, nello spazio intimo e magnifico del suo castello, in cui visse i suoi ultimi anni.

Qui Carlo Gesualdo visse e compose, aprì le porte alle Confraterite, anima palpitante, con i loro conventi, della vita di una comunità.

Dieci chiese solo nel nucleo urbano, più quelle nelle contrade. Tre conventi e sei Confraternite.

Luoghi di culto e fede ma anche di una laboriosità del popolo. Nel convento lavoravano artigiani e maestranze. Una vita religiosa interpunta di produttività a vita. E con il professore Giuseppe Mastrominico abbiamo scoperto stanze e blasoni, scritti e memoria del Principe tormentato e intenso, che con la sua storia ha affascinato studiosi e cultori del Rinascimento.

Una storia antica e misteriosa quella del Principe nel suo borgo.

E oggi c’è Rocio Badillo a scortare i visitatori alla scoperta degli strumenti ricostruite del Principe dei Madrigali. Lei che più di tanti ama la storia del borgo.

«Sono una messicana, nella mia terra non c’è stato il Rinascimento - spiega con malcelata emozione -. Vivere in questo paese mi ha insegnato ad amarlo forse più di altri, che distrattamente lo visitano. E’ un paese con l’anima. Lo insegno sempre ai miei figli: ad amare le pietre e la storia. Dico sempre guardate e amate dove mettete i piedi, solo così riusciremo a prenderci cura della nostra storia».

La mostra “Carlo Gesualdo permette così di conoscere gli strumenti e le loro proprietà così come li impugnava e suonava il Principe, nel suo castello. Gli strumenti musicali” a cura di Luigi Sisto è visibile nelle sale del Castello di Gesualdo (Avellino).  Si tratta della prima ricostruzione in assoluto degli strumenti musicali appartenuti al principe madrigalista: il progetto nasce dalla lettura dei documenti relativi ai beni presenti nel Castello di Gesualdo nel 1630.

Tali documenti, custoditi nel Fondo Boncompagni-Ludovisi dell’Archivio Segreto Vaticano, hanno offerto informazioni preziose e dettagliate sulle tipologie di strumenti

musicali appartenuti al principe Carlo Gesualdo: l’arciliuto, un clavicembalo cromatico, alcune chitarre, un organo “da tavolo”, una tiorba.

Le opere, realizzate da artigiani italiani di chiara fama sotto il coordinamento scientifico di progetto del professor Luigi Sisto, storico degli strumenti musicali, esprimono il forte legame culturale e musicale che Carlo Gesualdo ebbe con la corte estense di Ferrara a partire dal 1594, anno del matrimonio del Principe con Eleonora d’Este.

 

Il patrimonio rappresenterà il primo nucleo del costituendo Museo del Castello di Gesualdo che ha l’ambizione di porsi come vero e propio riferimento culturale per la musica italiana del Rinascimento per l’intera area del Mediterraneo, con particolare attenzione alla produzione del madrigale polifonico del tardo Cinquecento e della monodia di primo Seicento, ma anche come polo museale vivo all’interno del quale sperimentare tipologie di strumenti musicali antichi in molti casi mai realizzati o documentati oggi solo da fonti iconografiche, trattatistiche e d’archivio o da rare testimonianze museali.