“Lo hanno intercettato per mesi senza che fosse neppure indagato. Ed ora non dorme la notte pensando al processo”. E' il tormento che vive l'ex presidente del Senato, Nicola Mancino, finito sul banco degli imputati a Palermo al processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Sono i difensori del politico irpino a rivelare in aula che Mancino “non dorme la notte per le sofferenze che questo processo gli provoca e gli ha provocato”. Il pm ha chiesto una condanna a sei anni di reclusione per l'ex democristiano, che deve rispondere di falsa testimonianza. Lo difendono gli avvocati Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili Piromallo: quest'ultima a discolpa dell'imputato ha citato il verdetto che ha assolto l'ex generale del Ros Mario Mori, tra gli imputati del processo trattativa, dall'accusa di favoreggiamento del boss Bernardo Provenzano. Fu nel corso di quel dibattimento che, secondo i pm, si sarebbe realizzata la falsa testimonianza. Mancino, infatti, venne citato a deporre e fu messo a confronto con l'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli. Per l'accusa mentì quando disse che l'ex Guardasigilli non gli aveva mai parlato di incontri tra Mori e l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, prologo, per i magistrati, della cosiddetta trattativa con Cosa nostra. Mancino, davanti ai giudici smentì Martelli, commettendo per la Procura il reato di falsa testimonianza. Ma il tribunale, che assolse Mori e non trasmise mai gli atti della deposizione dell'ex ministro democristiano, non la pensò così. E proprio sulle valutazioni di quei giudici si basa parte dell'arringa del legale. L'avvocato riporta stralci delle motivazioni della sentenza di assoluzione che parla di "ricordi non sempre limpidi di un Martelli largamente influenzato da quanto appreso a posteriori e tutto preso probabilmente a rappresentarsi come paladino dell'antimafia" e ancora di "comprensibile mancanza di memoria e confusione". Ma c'è anche un'altra circostanza emersa dall'udienza. “Per molti mesi Nicola Mancino è stato intercettato senza neppure essere iscritto nel registro degli indagati”, ha sottolineato l'avvocato Nicoletta Piergentili proseguendo la sua arringa. “Le sue parole intercettate - dice ancora Piergentili - provano in ogni caso una linearità di comportamenti e dichiarazioni che si pretende costituiscano prove di accuse contro la falsa testimonianza, mentre non c'è nessuna traccia di quello che sarà la sua tesi. Quello che traspare sono disorientamento, non solo di Nicola Mancino ma anche, e soprattutto, del suo interlocutore, Loris D'Amborsio, poi scomparso prematuramente”. D'Ambrosio era il consigliere giuridico dell'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano, morto per un infarto nel luglio del 2012.

pi.mel.