Benevento

“Siamo in un'epoca di umanesimo finanziario? Tutt'altro” Così Oreste Vigorito al secondo incontro di Credito Amico, organizzato da Confindustria Benevento nell'auditorium del complesso di San Vittorino.


Vigorito è intervenuto per offrire la sua testimonianza di imprenditore, specificando però, che i tempi sono radicalmente cambiati rispetto al 1993, anno in cui passò dalla professione forense all'imprenditoria. Un cambiamento che riguarda principalmente le banche: “Poco fa un ragazzo mi chiedeva il modo migliore per farsi dare soldi dalle banche. Ho risposto, ed è una battuta ovviamente, non si allarmino le forze dell'ordine, che il metodo migliore è entrare di notte nelle banche (ride n.d.r.). Le mie aziende in questi anni hanno fatto investimenti per oltre 3mila miliardi con il project financing. Nel 1993 mi venne concesso del credito dalla Royal Bank of Scotland, altro ancora qualche anno più tardi. Capitali che sono stati completamente restituiti: le mie società non hanno un euro di debito e hanno 200 dipendenti che lavorano con me da 20 anni. Ragazzi del Fortore che oggi sono riconosciuti tra i tecnici migliori d'Europa”.

Altri tempi, secondo Vigorito, cambiati diametralmente oggi, in particolare nel rapporto con le persone: “Le banche ti finanziavano, erano sul territorio. Se analizziamo i grafici Cerved emerge che molte aziende sono scomparse: questo non è umanesimo finanziario, perché umanesimo è una cosa diversa rispetto alla finanza. Quando si parla di trend positivo, di rinascimento economico, si deve tener conto che il rinascimento avviene sulla morte civile di molte aziende”.

Diverso l'approccio che si dovrebbe avere secondo Oreste Vigorito: “Le aziende andrebbero aiutate tutte, dovremmo smettere di fermarci agli indici e porre al centro dello sviluppo l'umanità. Oggi per me sarebbe impossibile andare in banca e chiedere il credito che mi fu dato negli anni 90 per avviare le mie imprese. Allora le banche erano sul territorio, si parlava con i direttori che certo, avevano dei limiti entro cui potevano muoversi, ma avevano un rapporto diretto con i clienti. Oggi il rapporto le banche lo hanno solo con i grandi clienti, gli imprenditori piccoli o medi non sanno dove andare”.

L'appello di Vigorito è a unire gli intenti, impedendo, o meglio interrompendo quel trend che al sud già si è innescato da tempo. Quel trend che porta i giovani ad andar via, arricchendo altri: “La strategia di ripresa andrebbe concordata con la politica, una politica che non dia solo contentini, altrimenti i nostri figli continueranno ad andar via, a portare le loro idee altrove: se sul territorio lasceremo solo agenzie che possono concedere al massimo il mutuo allora i giovani continueranno a scappare”.
Poi Vigorito ha parlato anche dei suoi altri campi d'investimento: “Ho una squadra di calcio e un'impresa editoriale: se dici in banca di avere interessi in questi campi automaticamente diventi un soggetto a rischio. Eppure la mia azienda editoriale, ad esempio, non prende un solo euro di finanziamento pubblico. Investo, non sono una banca: ma quando spendo soldi, io, metto gli uomini al centro”.

Il convegno è stato aperto dal'intervento del presidente provinciale di Confindustria, Filippo Liverini: “Dopo gli anni terribili della crisi sono migliorati i ricavi delle aziende, c'è meno indebitamento, meno dipendenza dalle banche, ma gli aspetti negativi restano: le aziende sono poco capitalizzate, spesso manca il piano industriale. C'è ancora lavoro da fare”.
Nell'occasione presentati anche i dati Cerved: Stando all’analisi del gruppo, aggiornata a settembre 2017, negli ultimi cinque anni le imprese campane hanno diminuito i tempi di ritardo dei pagamenti di ben una settimana (si è passati dai 27,3 giorni medi ponderati per fatturato del terzo trimestre 2012 ai 20,2 dello stesso periodo 2017) e anche il numero dei fallimenti è finalmente sceso, e del 17%, sotto i livelli del 2006, facendo registrare un -14,5% anche rispetto allo scorso anno. 

Crisvel