Benevento

 

di Federico Festa

Ai tempocorrentisti il sindaco Mastella chiede di firmare un assegno in bianco per investire nell’unico immodificabile e irrecuperabile disastro del sud: l’organizzazione. Presentare la “banca del tempo” come una volontà pubblica, addirittura gestita con palazzo Mosti quale ente capofila, significa mettere in discussione un dogma, dando per scontato che, d’emblée, ogni sedimento di inefficienza sparisca proprio dai luoghi che hanno contribuito a creare il mito, la non superabilità, l’inevitabile: le stanze dei burocrati.

Ora, perché l’aver annunciato, da parte del sindaco Mastella, la realizzazione di questo particolarissimo istituto di credito, non possa passare sotto silenzio, ridotto a boutade festiva da mandare nel dimenticatoio insieme a tante, tantissime altre promesse politiche scritte e poi abbandonate in bottiglie destinate al naufragio?

Perché non si mette mano al nervo, al centro vitale del non funzionamento, senza sporcarsi. Immaginate fango sedimentato, anni e anni di incrostazioni da rimuovere, apparati da smantellare, cordate sindacali da ricondurre in luoghi lontani dal ricatto, e, dopo aver faticosamente ripulito, magari spedendo a quel paese più di un qualcuno che rema contro, ricostruire una mentalità, allenare i nuovi protagonisti al dialogo, al confronto, al fare e non alla furbizia, allo spicciolo menefreghismo.

Soprattutto, Mastella dovrebbe poter combattere la metastasi più diffusa nella politica di oggi: l’apparenza, la superficialità nell’approccio, l’anticipazione fine a se stessa di qualcosa che si sa non accadrà ma che si sfrutta comunque perché si ha da testimoniare, di tanto in tanto, la propria esistenza in vita, il proprio ruolo, barattando la coerenza con la tuttologia. Ci sono fondi che vanno e vengono da trent’anni, che da trent’anni vengono annunciati, una, dieci, cento volte e sistematicamente c’è il pirulino di turno che se li appunta sul petto, gonfiandosi: alla fine tutti abbiamo dimenticato a cosa erano destinati e se l’opera è stata fatta o ancora soltanto da progettare.  

Così come ci sono argomenti che andrebbero trattati in punta di piedi, con l’accortezza del neofita e la prudenza del politico scafato: al contrario registriamo, su ogni argomento, meglio se è di moda o attraversato dall’attualità, prese di posizione, commenti sarcastici, critiche inutili espresse su critiche che non avevano ragione di montare.

La politica dovrebbe imparare a pesarsi e la stagione delle belle statuine, strane categorie che Verga avrebbe nominate duchesse De Leyra, perché servizievoli con l’onorevole Scipioni di turno, sta per terminare. La competenza sarà una delle poche armi da utilizzare per convincere coloro che hanno uno o più figli all’estero per lavoro che non stai vendendo chiacchiere, fumo.

Ecco perché la banca del tempo a palazzo Mosti non è un argomento che possa passare come una chiacchiera davanti al bar, perché Mastella sta per chiedere solidarietà e tempo, comunità e voglia di cambiare a chi, avendo dall’apparato pubblico organizzazione, pulizia ed efficienza quei figli non li avrebbe visti emigrare. E su questi argomenti non si scherza: per ora partiamo da -120 milioni di euro e questo è l’unico fatto.

Auguri