Una riserva di incidente probatorio. L'ha depositata in Procura – il passo successivo è la presentazione della richiesta al Gip entro dieci giorni- l'avvocato Salvatore Verrillo in vista della riesumazione, disposta dal pm Maria Scamarcio per il prossimo 13 dicembre, del corpo di Maria, 9 anni, la bimba di nazionalità rumena che era stata rinvenuta senza vita il 19 giugno 2016, morta annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino. L'iniziativa del legale, che assiste Cristina Ciocan, 31 anni, indagata al pari del fratello Daniel, 22 anni (è difeso dall'avvocato Giuseppe Maturo) per la tragica fine della piccola, loro connazionale, punta a trasferire al giudice il compito di individuare, se riterrà che sia necessario farlo, uno specialista che si occupi dell'accertamento tecnico irripetibile sul cadavere della piccola.
Non più il professore Franco Introna, dunque, al quale lo scorso 14 settembre è stato affidato, dal Pm, l'incarico di procedere ad una consulenza medico legale sulla documentazione, ma un perito nominato da un giudice gerzo. Nel motivare la sua iniziativa, l'avvocato Verrillo ricorda che l'autopsia eseguita all'epoca dal professore Claudio Buccelli e dalla dottoressa Monca Fonzo è già stata oggetto di valutazione del gip Flavio Cusani, che ha detto no in due occasioni alla richiesta di arresto in carcere dei Ciocan, del Riesame, che ha respinto l'appello presentato dalla Procura, e della Cassazione che ha giudicato inammissibile il ricorso contro la pronuncia del Tribunale della libertà. E sottolinea, eccependone la nullità, che l'avviso notificato agli indagati per la riesumazione “appare una mera comunicazione delle operazioni peritali essendo mancata la fase del conferimento dell'incarico e dell'assegnazione dei quesiti. L'incarico è già stato conferito e tutta l'attività prodromica, compresa la richiesta e l'autorizzazione al consulente, è rimasta riservata alla sola discrezionalità del Pm”, senza la partecipazione degli indagati e dei difensori.
Esp