Pozzuoli

Evitare che a distanza di pochi chilometri di distanza, in ospedali della stessa Azienda lo stesso problema cardiologico possa essere trattato in modo differente. E’ questo l’obiettivo del convegno “Il cuore a Nord di Napoli” in programma il prossimo 1 e 2 dicembre a Pozzuoli e organizzato dalle cardiologie dei quattro ospedali dell’ASL Napoli 2 Nord: Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, Rizzoli di Ischia, San Giuliano di Giugliano e San Giovanni di Dio di Frattamaggiore.

L’annuale appuntamento flegreo col tema della cardiologia quest’anno conta circa 250 iscritti e presenta un’ulteriore importante novità: dopo tanti anni per la prima volta l’ASL Napoli 2 Nord può presentare i dati di attività di un proprio servizio di emodinamica inaugurato lo scorso giugno e collocato presso la cardiologia del Santa Maria delle Grazie.

Dice il prof. Girolamo Sibilio, Direttore del reparto di Cardiologia del Santa Maria delle Grazie: «La maturità della nostra struttura è testimoniata dall’ottima integrazione che abbiamo avuto col servizio di Emodinamica avviato lo scorso giugno. In meno di sei mesi l’equipe ha portato a termine oltre 300 procedure – tra cui alcune ad elevata complessità - lavorando solo sei ore al giorno. Contiamo già nei prossimi mesi di poter assicurare il servizio di emodinamica sulle 24 ore».

In base ai dati epidemiologici si stima che sul territorio dell’ASL Napoli 2 Nord vi sia un’incidenza di circa 2100 infarti ogni anno, mentre le cardiologie dell’Azienda prendono in carico 1500 infartuati ogni anno. In base a quanto risulta dai dati, circa il 50% dei pazienti colpiti da infarto al di fuori delle strutture ospedaliere non sopravvive all’evento, non riconoscendo immediatamente la sintomatologia della patologia.

Dice il dott. Antonio d’Amore, Direttore Generale dell’ASL Napoli 2 Nord: «Le competenze in medicina devono essere condivise per diventare ricchezza comune, in questo senso contiamo che ogni cardiologia dell’ASL Napoli 2 Nord metta a fattor comune le proprie competenze, così da poter adottare standard operativi comuni. Dobbiamo tutti avere l’ambizione di offrire il meglio ai nostri pazienti, a prescindere da quale sia l’ospedale presso cui si rivolgono. La rivoluzione della normalità è anche questo».