Avellino

Domani pomeriggio la Direzione regionale del Partito Democratico deciderà con ogni probabilità la nuova dara per le primarie. C’è da scegliere un candidato alla presidenza della Regione Campania, chiamata al rinnovo nel prossimo mese di maggio. Ma soprattutto i Democratici dovranno stabilire il perimetro delle proprie alleanze e il progetto politico strategico per il cambiamento dell’attuale condizione di declino in cui versa la terza regione italiana. Se la data più probabile per l’appuntamento con i gazebo pare essere quella del primo febbraio, anche in Campania nel partito cresce la consapevolezza della opportunità di trovare la sintesi al termine di un ragionamento politico aperto, più che con una conta. In un quadro di forte crisi economica, in un contesto sociale ancora più difficile di quello più generale del Mezzogiorno, la fuga dai seggi già registrata alle elezioni in Emilia Romagna e Calabria appare un campanello d’allarme inquietante, che potrebbe vanificare l’appuntamento con le primarie. In un momento in cui gli elettori mostrano disaffezione per i seggi elettorali, in molti si chiedono quanto potrebbe considerarsi attendibile una consultazione popolare che rischia di diventare preda di pochi intimi o, peggio, di un campione non rappresentativo dell’elettorato di riferimento. L’opzione di un nome unitario cui affidare il testimone del progetto di cambiamento, dopo i cinque anni di uno Stefano Caldoro a picco nei sondaggi, potrebbe diventare una scelta già a metà gennaio, quando con la ripresa parlamentare la maggioranza di governo a Roma potrebbe avere fatto passi avanti cruciali nel cammino verso le riforme costituzionali ed elettorale. Il presidente del partito Stefano Graziano ha convocato per domani, a partire dalle 15.30 una Direzione regionale che avrà il compito di disegnare lo scenario del prossimo primo semestre del 2015, preparando l’appuntamento elettorale, ma soprattutto la prospettiva di governo della Campania. In questo senso, se nelle aule parlamentari la maggioranza si cementerà in un sodalizio politico tra i Democratici e il nuovo Centro dell’Area Popolare (anche attraverso lo snodo delicatissimo del Quirinale), in Campania potrebbe realizzarsi un laboratorio di respiro nazionale. Mentre Forza Italia perde consensi, affidandosi alle liste territoriale indipendenti per recuperare quota, il Pd potrebbe candidare a Palazzo Santa Lucia non solo una personalità, ma un progetto per l’Italia, che consegni a Napoli la responsabilità di tornare alla guida del Mezzogiorno.