Moschiano

Il nostro viaggio all'interno dell'ex Parco degli Ulivi comincia dall'avventuroso ingresso nella struttura. Essendo il cancello invalicabile, chiuso da un grosso catenaccio, ci siamo introdotti attraverso una proprietà limitrofa, stando attenti a non incorrere nelle ire del suo proprietario. Desolante l'ingresso: la vegetazione ricopre gli spazi che un tempo accoglievano il via vai dei pazienti. Una recinzione in ferro è stata posta per impedire l'accesso ai visitatori.

Per entrare all'interno della struttura bisogna passare attraverso delle grate dalle quali ignoti hanno divelto e frantumato le vetrate. Siamo al piano terra, dinanzi ai nostri occhi una scala dalla quale è stato asportato via il marmo. A terra documenti di ogni tipo: radiografie, cartelle cliniche, ricevute di pagamento (ancora in lire) per prestazioni mediche, relazioni, persino certificati con tanto di nome e cognome. Quelli che dovrebbero essere dati sensibili. E che mai nessuno, dopo la chiusura della clinica, ha mai portato via. Dappertutto vetri, calcinacci, pezzi di intonaco, ma anche vestiti, scarpe, probabilmente gli indumenti di chi un tempo era lì ricoverato. Hanno divelto persino le cornici in legno delle porte e delle finestre. Uno spettacolo indecoroso che rivediamo anche al primo e al secondo piano della struttura.

Ma ancora più vergognoso è il degrado che si rileva al piano interrato, quello che ospitava i laboratori. Ci sono ancora le attrazzature mediche, persino la sala operatoria all'interno della quale è difficile farsi spazio perché per metà occupata da una montagna di pannoloni, mai distribuiti a chi avesse bisogno di cure domiciliari. Uno spreco, soldi buttati all'aria. Malasanità. Chi è responsabile di tutto questo deve pagare. Va necessariamente aperta un'inchiesta. 

Già casa di cura privata, poi centro per le malattie mentali, l'ex clinica Parco degli Ulivi di Moschiano venne acquistata dall’Asl Irpina nel 2004 al fine di abilitarla alla cura dei malati dimessi dagli ospedali psichiatrici e con l’obiettivo di trasformarla in sede del locale distretto sanitario. Ma, a più di 10 anni dall’acquisto, nulla è stato fatto; per questo i sindaci dell’Unione dei Comuni «Antico Clanis» si sono mobilitati per chiedere il risanamento e il suo riutilizzo. Lo hanno fatto partendo da quello che era. “Parco degli Ulivi”, un tempo, era un’importante struttura per la radioterapia che, tra l’altro, ospitava pazienti con patologie neurodegenerative ed internistiche provenienti da diverse Regioni del Mezzogiorno. C'era il Megatron, all'epoca apparrechiatura all'avanguardia per la cura dei tumori. Quei macchinari sono spariti tant'è che negli anni scorsi è partita una denuncia alla Corte dei Conti, che a sua volta ha richiesto un milione e seicento mila euro alla ASL e alla Regione Campania, proprietari dell’ex clinica, dopo aver valutato il danno erariale corrispondente alla mancata utilizzazione dei costosi macchinari acquistati per la terapia contro i tumori.

 

Rocco Fatibene