Napoli

Un asse a Napoli tra imprese, mondo accademico e della ricerca per agganciare le possibilità di sviluppo offerte dal piano Industria 4.0. A illustrare le nuove opportunità che rispetto al passato l’innovazione offre oggi anche alle aziende  di piccola dimensione è Vito Grassi, vicepresidente dell’Unione industriale di Napoli e patron della Graded Spa, intervenuto questa mattina a Monte Sant’Angelo all’incontro “La fisica e i fisici nell’impresa” sul tema “Prospettive nel mondo dell’industria”.

“La ricerca, per la disponibilità maggiore di risorse finanziarie, si è sviluppata storicamente soprattutto nelle grandi aziende – dice Grassi -. I costi della ricerca e dell’innovazione, però, stanno gradualmente riducendosi. Le Pmi possono più che nel passato riuscire a farvi fronte, anche per la pervasività delle nuove tecnologie che abbattono tempi e distanze, facilitando messa in rete, complementarità, ricorso a servizi comuni”.

Ma c’è un altro versante sul quale si deve agire: “Non basta cambiare la piattaforma produttiva, non basta la tecnologia per innovare. Servono la creatività e il sapere scientifico che, coniugandosi con le nuove forme espressive concesse all’impresa da paradigmi come la connessione, la rete, l’utilizzo ottimizzato dei big data, la realtà aumentata, possono accelerare la crescita, sviluppare prodotti del tutto originali, azzerare il gap tra conoscenza e applicabilità pratica”.

 “Come sistema Confindustria stiamo promuovendo sul territorio l’attivazione dei Digital Innovation Hub previsti dal Piano Industria 4.0. Si tratta di organismi che hanno l’obiettivo di avvicinare la domanda e l’offerta di innovazione – spiega il vicepresidente degli Industriali partenopei -. Di promuovere iniziative, svolgere attività e offrire servizi finalizzati alla trasformazione digitale delle imprese, al trasferimento tecnologico, alla innovazione e alla ricerca, cercando costantemente un confronto costruttivo con i diversi livelli istituzionali.  Il nostro Campania Digital Innovation Hub si raccorda con l’Università Federico II e in generale con il sistema universitario e della ricerca locale, per assicurare una proficua collaborazione per la trasformazione e la crescita del nostro tessuto produttivo”.

Ma queste intenzioni resterebbero lettera morta se non fossero accompagnate dall’individuazione di nuovi profili qualificati capaci di costruire e gestire l’innovazione. “Se le Pmi vogliono non solo sopravvivere ancora per qualche anno ma mostrare capacità di adattamento, crescendo e consolidandosi, dovranno puntare in primo luogo sulla risorsa umana. Sui nativi digitali, certo. Ma anche su chiunque sia in grado, con una formazione qualificata, di contribuire a delineare nuovi scenari”, dice Grassi.