Morra de Sanctis

La stipula del contratto di fiume Ofanto dovrà essere completata entro giugno. Tempi ristretti dunque per arrivare alla definizione di un partenariato fra amministrazioni, enti e portatori di interesse che siedono al tavolo di concertazione promosso dal Gal Cilsi per alzare un’ulteriore barriera contro le trivellazioni petrolifere. La tappa di Morra De Sanctis della carovana del Gal altirpino è stata introdotta dal sindaco cittadino Pietro Mariani, e si è avvalsa di un ingresso tutt’altro che secondario: la cultura. I lavori sono stati coordinati da Mario Salzarulo, che ha introdotto la relazione scientifica del geologo Rocco Lafratta.

“Ofanto e letteratura” intanto è stata la vera novità introdotta dalla quinta tappa, che ha sancito l’ingresso al tavolo del Centro di Documentazione della poesia del Sud e del Parco Letterario Francesco De Sanctis, attraverso i contributi di Paolo Saggese, presente al tavolo, e di Alfonso Nannariello attraverso uno scritto consegnato per l’occasione. “L’Ofanto è un fiume vegetale, è un pianto che ci accusa”; e poi ancora “Le industrie che sono arrivate da fuori gli iniettano veleno nelle vene”.

Lampante il riferimento all’inquinamento provocato dagli scarichi industriali della terra del cratere. Se dal post terremoto è sempre mancata la cultura del fiume, la registrazione della moìia delle trote registrata negli ultimi mesi rappresenta un campanello d’allarme che non può più essere ignorato.  

Illuminante anche il contributo di Franca Molinario sulla vegetazione che “abita” lungo il corso fluviale e costella tutta la valle dell’Ofanto. Le piante che si nutrono lungo le sponde del corso fluviale rappresentano una ricchezza faunistica senza precedenti, che merita di essere valorizzata e preservata.

I fiumi che conosciamo oggi non sono quelli reali: sono tutti captati e ridotti a rigagnoli, per questo si pensa di poter aggredire con cementificazioni selvagge, impianti industriali e altri condizionamenti antropici” spiega il geologo Lafratta. “La situazione sull’inquinamento è drammatica, e si è penalizzata la vocazione agricola del territorio”.

Nelle parole degli intervenuti intanto, nessuna volontà di recuperare la portata storica del fiume o proporre un ritorno al passato: l’Ofanto come tutti i fiumi segue la freccia del tempo ma merita accorgimenti di sostenibilità.