Monteforte Irpino

 

di Andrea Fantucchio 

«Quella notte stavamo eseguendo un pattugliamento in auto, quando ho visto, in una traversa di via Nazionale, tre uomini di colore intorno a una donna sdraiata a terra. Due di loro davano pugni in testa alla vittima, che aveva i pantaloni abbassati, un terzo mostrava i genitali. Siamo intervenuti». Non ha risparmiato dettagli, l'appuntato dei carabinieri di Monteforte Irpino, ascoltato questa mattina al tribunale di Avellino. Il teste, convocato dal pm Cecilia Annecchini, ha raccontato quella notte del 25 marzo 2017 dinanzi al collegio giudicante (presidente Luigi Buono, a latere Paolo Cassano e Giulio D'Argenio)

Quella notte erano stati arrestati due uomini di origine africana, ai quali se ne era poi aggiunto un terzo, per un tentato stupro e una rapina ai danni di una 40enne straniera residente nel comune di Monteforte.

I carabinieri avevano colto gli imputati in flagranza di reato. I tre sono accusati di tentato stupro, rapina e danneggiamento personale.

Oggi era presente in aula uno di loro , Okoh Ifeanji, assistito da una mediatrice culturale che si è occupata della traduzione di quanto discusso.

 «I tre uomini di colore, vedendoci arrivare, erano fuggiti via. Io avevo inseguito quello che aveva i genitali in vista. Nella corsa lui si era rialzato i pantaloncini e aveva gettato un cellulare nero e un preservativo. L'ho raggiunto e l'abbiamo arrestato», ha riferito il militare.

Intanto, la vittima era stata soccorsa da un'ambulanza. Era particolarmente scossa, avrebbe chiesto di non andare in ospedale ma di essere portata al comando dei carabinieri.

In seguito alle sue dichiarazioni, erano stati convocati alcuni immigrati, residenti di un centro d'accoglienza di Monteforte. Immigrati che rispondevano all'identikit fornito dalla donna.

Sul riconoscimento dei tre presunti aggressori, hanno chiesto maggiori delucidazioni gli avvocati della difesa, Quirino Iorio e Simone Napolitano, quest'ultimo in sostituzione di Giuseppe Giammarino.

I due legali hanno puntato la loro attenzione su alcune circostanze, ad iniziare dalle modalità di riconoscimento del secondo e del terzo uomo.

Il teste ha spiegato che uno dei due lo aveva visto in faccia, per il terzo era stato fondamentale il racconto della malcapitata. Aggiungendo che lei aveva dichiarato di non conoscere nessuno dei tre uomini, e di non aver verificato perché fosse in giro a quell'ora. 

 Nel mirino dei difensori, poi, la ragione per la quale la donna non fosse stata portata in ospedale (dichiarazione del teste: “Era stata lei, che lamentava dolori al collo e alla nuca, a chiedere di essere accompagnata al comando dei carabinieri"), e i termini della rapina descritta dall'allora 40enne, che aveva parlato di un telefono e di 60-70 euro che le erano stati sottratti. Una cifra, quest'ultima, inferiore a quella recuperata dai carabinieri.

Una nuova udienza è prevista per il 16 gennaio, quando saranno ascoltati la vittima e i testi citati dalla difesa.