di Federico Festa

Dorso, l'unico che guardava al Mezzogiorno con gli occhi del sognatore, immaginava il riscatto del Sud attraverso la selezione di una classe dirigente finalmente degna: “cento uomini d'acciaio”, spiegava, “basterebbero”.

Ecco, in Campania la corsa alle selezione dei futuri deputati e senatori è già iniziata. Sono cento e più. Che siano d'acciaio o meno, giudicate voi. La radiografia, o meglio quello che si presenta ai nastri di partenza, vede in pole position i tanti miracolati del Porcellum: sognavano nell’Italicum un nuovo modo per rilanciare (su nomina e non competizione) le loro carriere individuali ma il referendum prima, la consulta dopo e il Rosatellum ora, rendono le strade verso il sogno sempre più strette e lastricate di ostacoli.

 Napoli e dalla sua area metropolitana

All'ombra del Vesuvio, il dibattito politico ha sempre più del surreale. Da un sindaco come de Magistris, che passa dalla bandana alla coppola e dai centri sociali agli ex forzisti con grande nonchalance, tutti si aspettano almeno un impegno in quei collegi nei quali ha dimostrato una forza elettorale imponente. Se tutti sono convinti che il suo apporto resterà comunque marginale nella battaglia rivoluzionaria a livello nazionale, da più parti giungono voci di un possibile impegno del fratello Claudio de Magistris, già a capo del neonato soggetto politico del sindaco, che a scanso di equivoci e per non piegarsi ai personalismi si chiama Dema. Altra figura degli arancioni che spintona da anni è l’assessore Alessandra Clemente, forte di una vagonata di preferenze alle comunali cittadine e di una copertura mediatica pesante, potrebbe sognare di portare la rivoluzione napoletana a Montecitorio. Naturalmente, per una maggioranza che è sempre più tenuta insieme dallo spago non sarà facile trovare una quadra e di certo non sarà per uno scranno da regalare a qualcuno che lo scaltro sindaco rivoluzionario metterà a rischio la sua poltrona.

- Mara e i suoi fratelli

In casa Forza Italia la presenza di Mara Carfagna che orami è diventata il vero centro politica degli azzuri in Campania, rende i giochi più semplici. Sarà lei a guidare il partito di Silvio nella difficile sfida nazionale e dal suo doppio ruolo di deputata e consigliera comunale di Napoli, continua ad aggregare attorno alla sua candidatura un numero sempre maggiore di portatori sani di voti. Naturalmente molto c’è da capire su dove andranno i tantissimi orfani di Cosentino, in cerca di un contenitore che possa ridare lustro, valore e potere a quei tanti che oggi si ritrovano fuori dalla realtà politica che conta.

- Se non è morto è in coma

Per il Pd i giochi sono tutti in divenire e con un congresso provinciale che si preannuncia scoppiettante le carte si scopriranno poco alla volta. I democratici napoletani proveranno a portare a termine una delle operazioni elettorali più difficili della storia: eleggere più parlamentari che consiglieri comunali. Il Pd partenopeo, infatti, se non è morto è in coma, forse anche irreversibile. A dirlo non sono solo i numeri, 11% alle comunali cittadine e uno scarno 15% nelle amministrative in provincia, ma anche lo spessore politico che in questi anni ha messo in campo, con odi e dispetti reciproci che hanno visto i dirigenti napoletani più intenti a buttarsi fango addosso che a costruire il grande partito renziano.

In cerca della riconferma sono tanti, tutti “giovani” e tutti “renziani" a partire da Valeria Valente, candidata a sindaco di Napoli e sconfitta in maniera deludente nel 2016, eppure aveva trionfato alle primarie, in uno scontro da tragedia greca, uccidendo il suo padre politico Bassolino, con l’aiuto dei democristiani di provincia, e che oggi prova in tutti i modi a trovare uno spazio nazionale giocando il ruolo della renziana di sinistra all’Orfini e urlando quotidianamente contro la rivoluzione arancione.

Di donna in donna. Si scrive Assunta Tartaglione si legge Mario Casillo. Deputata alla prima legislatura, segretaria regionale del Pd campano e donna immagine di una componente che è renziana ma di tradizione democristiana e che ai discorsi e agli storytelling moderni preferisce le preferenze e gli accordi da prima Repubblica. Mario Casillo, infatti, capogruppo in Regione, è un recordman di preferenze (ben 31.307), il suo potere è tutto fondato sulla provincia napoletana e pur evitando ogni tipo di riflessione politica, riesce non solo ad avere un nutrito gruppo di adepti ma anche a decidere, in maniera solitaria, i destini di un intero partito. Intanto, Susy da segretaria regionale non rimarrà negli annali politici campani se non per aver inserito Pierino De Luca in segreteria, nel tentativo malcelato, di chiudere un proficuo accordo con il Governatore proprio in vista delle elezioni.

Naturalmente, nella galassia democratica napoletana ad ogni vicolo corrisponde una corrente con un suo riferimento, e tra quelli che cercano ostinatamente di tornare a vivere la Roma bene c’è Leonardo Impegno, figlio del mai tramontato Berardo. Il figlio d’arte, però, ha dimostrato di non essere entusiasta di proseguire la carriera del padre e in 5 anni lo ricordiamo solo per il fallimento della sua proposta sulla Rc auto.

Poi ci sono quelli che neanche vengono più nominati dai giornali, da Piccolo a Manfredi, che tanto si era impegnato per uscire dall’ombra del fratello Rettore dell’Ateneo federiciano, lavorando in maniera ostinata ad un collegio che scomparso l’Italicum oggi non esiste più. I tanti chilometri macinati tra il Vallo Lauro ed il Nolano sono resi vani dalla nuova legge elettorale.

A scalpitare per trovare un posticino comodo al sole romano sono in molti e tutta la componente di Orlando chiederà a gran voce di avere spazio. In pole position c’è sicuramente il giovane vecchio Marco Sarracino, ex segretario metropolitano dei Giovani Democratici, ex Bersaniano, ex Civatiano, ex Cuperliano, ex Speranziano, ex Epifaniano e a breve ex Orlandiano. Di lui si ricorda il tentativo tanto goffo quanto arrivista di candidarsi alle primarie a sindaco di Napoli sotto l’ala protettiva del consigliere regionale Gianluca Dianele. Daniele, Pd ed ex Cgil, gode di un vasto seguito elettorale in città che ha piacevolmente diviso, alle comunali, con quel de Magistris che urlava a Matteo Renzi “cacati sotto”. Naturalmente, anche lui vorrà avere voce in capitolo e non corre più buon sangue con quel giovane vecchio di Sarracino, che orami si sente già onorevole.

Altra candidatura, che viene data per scontato, è quella di Emilio di Marzio, pittelliano, per pochi mesi portavoce del Governatore De Luca, silurato senza indugio e oggi pronto a catapultarsi a Roma a costo di fare accordi con qualsiasi area del partito. Fino ad oggi, Di Marzio ha potuto godere dei tanti voti di un uomo poco conosciuto e tanto votato come Fiola, padre di quella Bruna Fiola che siede nei banchi del Pd in Regione e capace di eleggere ben due consiglieri comunali su quattro a Napoli città.

Ci sarà poi il tentativo dell’altro uomo forte della provincia Lello Topo, che da Villaricca con furore è entrato in consiglio regionale con un numero enorme di preferenze e che vuole diventare onorevole senza se e senza ma. Topo è molto vicino a Guerini ed è tanto scaltro da riuscire lì dove gli altri neanche potrebbero arrivare a pensare. L’ultimo successo è stato quello di essere riuscito a far chiudere un accordo a Roma tra Guerini e Orlando sul suo candidato alla segreteria metropolitana del Pd di Napoli.

Salerno

La situazione salernitana ha un condizionamento enorme nel delinearsi degli schieramenti. Infatti, possiamo dire senza timore di smentita che in questa provincia l’80% dei rappresentanti politici di tutti gli schieramenti sono deluchiani, il 5% sono suoi figli ed il restante è poca roba.

- Chi comanda

Partiamo dunque da Forza Italia. Anche in questa provincia a farla da padrone è Mara Carfagna, d'altronde questo è il suo collegio e questo è il suo territorio. Non per niente le giornate delle scuola politica del partito di Berlusconi si tennero proprio a Cava dei Tirreni prima dell’estate. Una passerella che fece arrivare nella cittadina salernitana il gotha di Forza Italia da Brunetta a Gasparri, passando per Caldoro.

La lotta per un posto è di quelle all’ultimo sangue e viste anche le ultime adesioni al mondo azzurro di Ernesto Sica, ex-sindaco di Pontecagnano, sì proprio quello del dossier contro Caldoro, e di Giovanni Romano, ex-sindaco di Mercato Sanseverino, la situazione è sempre più ingarbugliata.

Alla ricerca di un posto a palazzo Madama da tenersi ben stretto per altri 5 anni c’è il senatore Enzo Fasano che, senza conquistare le pagine della politica nazionale, si è concentrato nel coltivare il suo orticello salernitano, agendo indisturbato.

- Punti di forza

Nel Pd la fila è lunga ed i posti sono pochi. Innanzitutto, c’è Piero De Luca, che come figlio prescelto da papà Vincenzo, avrà a disposizione il suo bel posticino comodo nel listino bloccato. Certo a quel punto potrebbe anche scegliere una strada diversa, dimostrando consenso e carattere, presentandosi in un collegio uninominale. Molti sarebbero contenti di poter far convergere i propri voti sul figlio prescelto di colui che sembra fare e disfare di una provincia da decenni e che sta espandendo il suo potere su gran parte della regione.

C’è voglia di riconfermarsi per l’onorevole Simone Valiante, uomo di Emiliano in Campania. Ha seguito il governatore pugliese mettendoci la faccia nella nostra regione e oggi potrebbe puntare a sfidare gli altri in un collegio uninominale che potrebbe vederlo vincente. Poi c’è Tino Iannuzi che ha avuto la possibilità di essere ricandidato, per lui sarebbe la quarta volta, ormai un vero e proprio veterano del transatlantico. Dal Senato, potrebbe essere ricandidata alla Camera anche Angelica Saggese, un cammino difficile il suo che l’ha vista isolata su Vaccaro fino alla fuoriuscita di questo dal Pd e oggi molto vicina agli ambienti renziani ed in perenne compagnia di Franco Alfieri, uomo forte di consenso, quello delle fritture e delle gite in barca, quello che in questi anni ha garantito anche al Presidente un apporto forte e deciso da tutto il Cilento. Anche lui sembrerebbe tentato di provare a vivere la sfida elettorale e sarà difficile dargli ancora una volta uno stop. In lizza per una candidatura c’è anche il renziano Tommaso Pellegrino e potrebbero tentare un ritorno alla politica l’ex senatore Alfonso Andria e la ex consigliera regionale Anna Petrone.

- Il ritorno di Conte

Per Mdp e Campo Progressista e per tutto ciò che si muove alla sinistra del Pd, la situazione è caotica ed in continua trasformazione. Naturalmente, Mdp potrebbe rispondere al Pd con un altro figlio d’arte Federico Conte, figlio del potentissimo ministro socialista salernitano. Per Mdp si fanno anche i nomi di Maria Di Serio ex Cgil e Pasquale Mucciolo.

Caserta

Una provincia che ha regalato sempre suspance e colpi di scenda e che riesce ad esprimere uomini e donne nella classe dirigente nazionale.

Innanzitutto bisogna partire dall’analisi di ciò che accede nel Pd e di un accordo che sembra essere stato stretto tra Camilla Sgambato, che oggi rappresenta l’area Orlando in provincia, forte del fatto che il marito Giuseppe Stellato è il coordinatore provinciale della componente che si rifà al guarda sigilli, e la sempre giovane eurodeputata Pina Picierno, molto renziana tanto da essere citata come esempio di fecondità della Leopolda che però potrebbe pagare il suo rapporto con Francesco Nicodemo uscito ultimamente dalle grazie del segretario che lo ha eliminato dalla gestione della comunicazione nazionale del partito. In questo accordo, sancito con il convinto supporto di Stefano Graziano, Presidente regionale del Pd e consigliere regionale. In questo accordo, stretto prima del Rosatellum 2.0, si prevedeva un passaggio della Sgambato dalla Camera al Senato e il ritorno della Picierno a Roma.

Non va però dimenticata la situazione di Lucia Esposito, neosenatrice, entrata a Palazzo Madama il 19 settembre in sostituzione di Vincenzo Cuomo che ha atteso fino al giorno utile per maturare il “vitalizio” prima di scegliere di restare a fare il Sindaco di Portici, comune nel quale ha trionfato superando il 70%. La senatrice Esposito è la prima dei non eletti in Consiglio Regionale e se al posto di Pina Picierno a Roma andasse il presidente Graziano lei entrerebbe di diritto a Santa Lucia, dopo una breve apparizione parlamentare. Naturalmente ora con i collegi uninominali tutto cambia ma alla fin fine tutto resta uguale e gli accordi avranno come obiettivo la massimizzazione degli interessi individuali di questi soggetti politici che tra uno scranno e l’altro riusciranno a trovare una quadra.

Mentre in questa trama a quote rosa viene tessuta quotidianamente, c’è Gennaro Oliviero di Sessa Aurunca, consigliere regionale al terzo mandato, socialista di ferro e al centro delle polemiche alle ultime primarie che lo vedevano candidato con Renzi ma impegnato nel portare voti ad Emiliano. Oggi è il riferimento del governatore della Puglia in provincia di Caserta e la sua opposizione al blocco Picierno, Graziano, Sgambati potrebbe spingerlo al grande salto da Santa Lucia a Roma.

Poi ci sono gli uscenti in cerca di riconferma che di certo non si vorranno ritirare in silenzio a vivere in una delle tante province dell’impero., come la senatrice Rosaria Capacchione, giornalista anticamorra, che ha prestato il suo volto e la sua storia al tentativo dem di ripulire la faccia della politica casertana dopo gli scandali di Cosentino. Nell’ultimo congresso, Capacchione ha appoggiato il ministro della giustizia Orlando e oggi sembra molto disillusa dalla politica soprattutto dopo essersi resa conto che non basta un viso, una storia anche difficile e di sacrificio come il suo a cambiare le cose storte della politica romana.

Altro volto che in questi anni ha calcato la scena politica nazionale è il deputato Carlo Sarro di Forza Italia, entrato in Parlamento nel 2015 il 14 luglio dello stesso anno per il deputato è stato richiesto l’arresto per una bruttissima vicenda di appalti truccati che poi si è rivelata una bufala essendo stata archiviata il 25 gennaio di quest’anno. Oggi Sarro, forte della sua innocenza e di una storia che fa gola al garantismo è pronto per correre per una riconferma che sembra al quanto scontato.

Nelle fila di Fratelli d’Italia è pronta a restare a Roma Giovanna Petregna che non ha alcuna intenzione di lasciare il suo scranno in Parlamento e si giocherà le sue carte probabilmente sia in un collegio uninominale che in un listino bloccato, convinta di una riconferma.

C’è poi un altro uomo passato alla storia delle cronache parlamentari, il senatore Vincenzo D’Anna. Con i suoi modi che non passano indifferenti, passerà alla storia per i gesti inconsulti in piena discussione in aula e per le uscite sempre poco felici e tutt’altro che political correct. Il suo è un modo di fare politica a dir poco genuino e può però contare su un consenso forte nel suo territorio di riferimento. In più l’avventura con Verdini in Ala lo ha visto protagonista, con la presentazione di liste in appoggio prima di Vincenzo De Luca alle regionali e poi di Valeria Valente alle amministrative di Napoli. Entrambe le esperienze elettorali hanno portato più polemiche che voti ai due candidati che si sono tenuti ben lontani dagli ambienti del Senatore casertano che potrebbe dunque tornare al primo amore berlusconiano.

Pronta a ripartire dai box anche la senatrice Vilma Moronese del Movimento 5 Stelle, lontanissima dal cerchio magico di Beppe Grillo e quasi sconosciuta ai commentatori, forse anche a quelli provinciali. Una di quelle che sicuramente non ha lasciato il segno ma proprio questa qualità, molto apprezzata nella politica italiana, potrebbe garantirgli la riconferma. L’anonimato spesso è frutto di lunghe e preziose carriere politiche.

Chi invece è in cerca di una casa è il montiano Lucio Romano, entrato in senato con Scelta Civica sarebbe pronto a correre nel collegio del Senato ma ancora bisogna capire con chi.

Uomo forte di Scelta Civica in terra di lavoro è senza dubbi Antimo Cesaro, deputato e sottosegretario ai Beni Culturali, si è opposto alla fusione del suo partito con quello di Verdini e ha dato vita insieme al gruppo “Civici e Innovatori”. Questo gruppo parlamantare ha vissuto una serie di abbandoni e di ingressi dal deputato napoletano Giovanni Palladino che passa nel Pd a Nello Formisano che prima è entrato in “Civici e Innovatori” e dopo poco è confluito in Mdp, passando per i deputati Vargiu e Matarrese che sono andata invece verso Fitto. Oggi comunque il gruppo è stato sciolto per l’esiguità di parlamentari appartenenti ed è confluito nel gruppo misto. Cesaro resta intanto al suo posto di sottosegretario e in una provincia dove la Reggia la fa da padrona, ha avuto un ruolo chiave per tutta la Terra di Lavoro, è quindi pronto a ricandidarsi deve solo trovare il contenitore giusto.

C’è poi da valutare tutte le possibili newentry soprattutto a destra. Un posto di riguardo tra i papabili nuovi candidati non può non giocarlo Vittorio Romano, coordinatore provincialedei circoli Forza Silvio ma, soprattutto, marito di quella Noemi Letizia che riempì le pagine dei giornali per mesi e che fece arrossire l’Italia intera. A Romano, la rottura turbolenta con Noemi, potrebbe aver giovato? Ci sono poi l’ex sindaco di Capua Carmine Antropoli, Rino Zullo dirigente e medico dell’asl di Caserta e su tutti Giampiero Zinzi, consigliere regionale, che se dovesse andare a Roma lascerebbe il posto a Santa Lucia a Lucrezia Cicia, quest’ultima forte di un risultato elettorale ottimo, ma rimasta fuori per un soffio.

Dal consiglio regionale potrebbe provare a spiccare il salto di carriera anche Massimo Grimaldi, socialista del Nuovo PSI, dopo tre mandati a Santa Lucia uno deve pur guardare avanti. In più, potrebbe giocarsi l'accordo con Nicola Marino, primo dei non eletti che gli subentrerebbe in consiglio.

Altra figura che potrebbe scender in campo è Luigi Bosco, riferimento dell’eurodeputato Nicola Caputo, che non ha alcuna intenzione di lasciare Bruxelles, uomo molto vicino a De Luca: potrebbe sparigliare i giochi.

A Caserta è vivissimo il progetto di sinistra di Pisapia, portato avanti da Centro Democratico di Tabbacci, fortissimo in Terra di Lavoro. Di certo non ci saranno marxisti veri nelle liste ma sicuramente possono giocarsi la partita in qualche collegio uninominale con il nome di Giovanni Zinzi, oggi consigliere regionale.

Altro democristiano in cerca di posto è Pino Riccio dell’Udc. Riccio è molto vicino a De Mita, ma sarebbe disposto a seguirlo in un abbraccio con il Pd, tagliandosi ogni possibilità ad avere uno scranno tutto per se?

Avellino

L’Irpinia è la provincia politica della Campania. Per decenni ha espresso personaggi di spessore nazionale. Termini come nuovismo, rottamazione, rinnovamento non sono nel vocabolario dei partiti locali. Ciriaco De Mita è tornato ad avere un ruolo cruciale per la politica, non soltanto regionale, grazie al vuoto pneumatico di idee dei suoi “avversari” sul territorio. Con il patto di Marano, quando in una notte spostò il suo consenso a De Luca, garantendo la vittoria alle regionali all’allora Sindaco di Salerno, ha cambiato gli equilibri. Con un Pd che sembra continuare nel tafazzismo spinto, le praterie che si sono aperte sono enormi. Il sindaco di Nusco è pronto a conquistarle, anche non con l’UDC e tentando il colpo di scena con la sua candidatura personale al Senato.

Il Centro Destra irpino sembra anestetizzato ma riesce comunque a raccogliere consensi vasti da Gambacorta, che da Ariano è stata capace di conquistare la poltrona di Presidente della Provincia, a Cosimo Sibilia che pur nel silenzio mediatico che lo avvolge continua a poter godere di un blocco elettorale inamovibile, sembra comunque pronto a giocarsi le sue carte e ad esprimere una classe dirigente pronta ad assumersi il compito di arrivare a riscaldarsi al sole romano.

Il Pd è in piena guerra interna, con i due deputati Famiglietti e Paris ridotti alla marginalità sia elettorale che politica. Luigi Famiglietti, dopo una buona strategia politica che lo aveva portato alle regionali, con Beniamino Palmieri sindaco di Montemarano, a raggiungere l’obiettivo di rendere ancora più debole l'ex senatore Enzo De Luca, ha vanificato il lavoro fatto, rompendo dall’interno il suo gruppo territoriale e peccando di ingenuità: l’incapacità di ritagliarsi un ruolo nazionale.

Per Valentina Paris la storia è diversa ma di certo non meno difficile. Arrivata a Roma come bersaniana di ferro, dopo aver fatto le scarpe alla presidente Rosetta D’Amelio, è stata scaltra nel diventare renziana e al fianco di Orfini è riuscita a ritagliarsi un ruolo nazionale riconosciuto. Nell’esperienza in segreteria, però, si è dimostrata del tutto indifferente alle questioni che avrebbero dovuto vederla impegnata in prima fila. In più la sua componente territoriale formata da Francesco Todisco e Lucio Fierro si è completamente dissolta con il passaggio di questi in Mdp. Oggi la Paris non potrebbe godere di una reale platea di elettori ai quali rivolgersi e la sua assenza da territorio in questi anni, i suoi silenzi prolungati e gli impegni romani, l’hanno resa debolissima dal punto di vista elettorale. A salvarla potrebbe essere una candidatura in un listino bloccato, in uno qualsiasi dei collegi sparsi sul territorio nazionale.

Poi c’è la tutta l’area legata alla Presidente Rosetta D’Amelio che in questi anni, anche grazie ad un accordo tutt’altro che celato con De Mita, è quella più ramificata e forse anche più numerosa della provincia. Di certo non resterà in silenzio e vorrà dire la propria sulle candidature. La Presidente non sembra interessata a sacrificare il suo ruolo di prestigio e di potere per diventare uno dei tanti onorevoli ma naturalmente in politica non si sa mai e si è sempre disponibili ai “sacrifici”.

C’è poi naturalmente Enzo De Luca, quello meno famoso, l’ex-senatore che ha vissuto come un’ingiustizia la scelta di essere messo in posizione non utile alle scorse elezioni e che vive il suo ritorno al Senato come un qualcosa che gli spetta di diritto. Purtroppo per lui, però, in questi anni di oblìo, nonostante abbia provato in tutti i modi a mantenere il titolo, è stato abbandonato da molti e l’impossibilità di condividere pezzi di gestione lo ha reso debole e sempre meno centrale negli equilibri provinciali. Conteranno in qualche modo le bocciature rimediate con la candidatura alla Regione e con la perdita della guida della Provincia, grazie a una rivolta dei sindaci (maggioranza) proprio del suo partito. De Luca irpino, inoltre, ha da farsi perdonare l'elezione (imposta senza passare per le primarie) del primo sindaco a perdere, ovvero quel Paolo Foti che non solo è risultato inconsistente nei suoi quattro anni di gestione, ma che è riuscito a fare tanto male quelle rare cose portate a termine che ha fatto danni seri alla città.

Naturalmente ci sono le newentry: da D’Agostino, direttamente da Scelta Civica, e Carlo Iannace, in uscita dal Consiglio Regionale per la legge Severino. Entrambi non proprio dei campioni di politica ma con un bagaglio elettorale che fa gola a molti. A questi si aggiunge un gruppo messo insieme da Umberto Del Basso De Caro, che con costanza si è impegnato in un allargamento in Irpinia della sua influenza convinto che la legge elettorale avrebbe visto i collegi di Benevento e di Avellino uniti. Oggi si trova in difficoltà e, nonostante abbia messo in piedi una componenete anche forte che può contare su personaggi del calibro di Rosanna Repole e di Caterina Lengua, il tutto potrebbe essere stato vano per le sue mire di riconferma. Naturalmente, potrebbero approfittarne proprio le due donne forti che vorrebbero realizzare il sogno di sedersi a Montecitorio.

Non resteranno a guardare neanche il gruppetto che fa riferimento a Carmine De Blasio, fatto di chi prova ad emanciparsi dal deluchismo irpino per ritrovare la propria collocazione nel tentativo di far passare l’ex-segretario capitolato, come una vittima della mala politica democratica.

Anche Roberta Santaniello, candidata perenne, ha messo in piedi il suo gruppetto di pressione, Generazione 3.0, riuscendo ad esprimere anche un rappresentante in Assemblea Nazionale. Tutto questo sforzo nel tentativo di preparare la strada ad una probabile candidatura della ex-presidente del Pd provinciale che naturalmente non verrà eletta ma che, come suo solito, riuscirà a massimizzare gli effetti positivi della non-elezione.

Gli equilibri avellinesi si giocheranno con la partita del comune capoluogo. Una partita che vedrà molto attivi Gianluca Festa e Livio Petitto, o Luca Cipriano, l'ex presidente del Teatro Gesualdo (disarcionato dal duo De Luca e Foti) che con la neo associazione Ossigeno tenta di coagulare tutti coloro che in questi anni non hanno fatto altro che sparare a zero sul non-sindaco Foti, con l'idea di prepararsi il terreno alla propria discesa in campo.

M5S

L’Irpinia ha dato i natali ad uno dei più spigliati deputati cinque stella, quel Carlo Sibilia che ha raggiunto il successo nazionale svelando il mistero delle scie chimiche e facendo del complottismo da bar uno dei punti fermi della propria politica. Ad oggi, non si vedono personaggi dello stesso calibro capaci di scalzare un tale politico di razza ed essendo il movimento assente da ogni competizione amministrativa non può contare neanche su una rete territoriale combattiva. La riconferma del “fenomeno” sembra garantita.

Sinistra

La sinistra irpina ripropone gli stessi volti di sempre, da Aurisicchio ad Adiglietti, da Fierro a De Simone, fino a giungere ai “compagni” dei nostri giorni Todisco e Giordano. La guerra per avere lo scranno del consigliere comunale avellinese sarà dura e visti i cervelli e gli strateghi in campo ci aspettiamo spettacolo vero.

BENEVENTO

In una provincia che alcuni vivono come la propria riserva di caccia elettorale non possono coesistere troppi uomini forti. Negli ultimi anni lo scontro vero nella politica beneventana è stato quello che ha visto contrapposti Clemente Mastella, attualmente sindaco di Benevento, e Umberto Basso De Caro, uomo forte del Pd e sottosegretario alle infrastrutture.

Mastella, per ora, ha vinto sfidando il Pd proprio sulle amministrative del capoluogo e forte della sua assoluzione in quel processo che costò all’Italia un governo democraticamente eletto, è pronto a dare l’ennesimo schiaffo al Partito di Renzi. Le intese ad Arcore, con il ritrovato Silvio Berlusconi, e la volontà di rifare l'Udeur sono già cose fatte. A questi due uomini forti si affianca Nunzia De Girolamo, che in questi anni ha vissuto l’esperienza di governo, la separazione dal suo leader e poi il ritorno alla casa del padre. L'uninominale, se Mastella sceglie il centrodestra, è loro appannaggio. Lei sta facendo di tutto per rifare la parlamentare, anche perché tra lei ed il marito Boccia, lei ha molte più possibilità di essere rieletta. Ma dovrà aspirare, ancora una volta, in un posto utile in un listino bloccato. L'uninominale, per lei, è inaccessibile. L'ultima volta che si è candidata con le preferenze ha racimolato poco più che cento voti.

Naturalmente il collegio è uno e lo spazio è poco, la corsa sarà dura e lo scontro sarà totale. Intanto, quello che doveva essere l’astro nascente del Pd beneventano, l’ex-sindaco Fausto Pepe, ha praticamente abbandonato la politica. Con la benedizione di Del Basso De Caro, disposto per questo a traslocare tra gli eletti a palazzo Madama, in pole per la candidatura c'è il riconfermando segretario provinciale nonché sindaco di Sant'Agata De' Goti, Carmine Valentino. Il tasso di possibilità è direttamente proporzionale all'eliminazione di ogni controparte possibile. Non una poco nobile purga ma con gli stessi risultati.