di Simonetta Ieppariello
E’ salvo grazie alla tempestività dei medici, all'alta specialità, all'efficace funzionamento di diagnosi e capacità di cura. La buona sanità deve far notizia. Un padre e marito di due figli è salvo grazie ad un intervento chirurgico durato otto ore alla Clinica Montevergine.
Dissezione aortica, questa la diagnosi per il 40enne di Sorrento.
L’uomo venerdì è arrivato in condizioni disperate, trasportato dai sanitari del 118 nella clinica specializzata per il cuore di Mercogliano in somma urgenza. Il paziente è stato salvato in extremis dall’intervento chirurgico diretto dal professore Carlo Zebele (nella foto, ndr).
Un caso delicatissimo rilevato dai sanitari dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Sorrento. Premesse che sono state con professionalità refertate e diagnosticate dai sanitari sorrentini, che hanno subito contattato il centro di alta specialità di Mercogliano. Timoteo A., nato in Equador e residente a Sorrento da 25 anni, affetto da dissezione (o dissecazione) aortica è arrivato cosciente alla Montevergine. E’ intervenuto subito il dottore Zebele che ha analizzato il caso disponendo subito l’operazione. E' stata attrezzata la sala operazione. La equipe è intervenuta lavorando per tutta la notte.
Ora è salvo e il decorso post operatorio lascia ben sperare sanitari e familiari. L’operazione, che si è protratta per circa otto ore, è riuscita. Prima di essere sedato per procedere Timoteo ha fornito i numeri dei familiari agli operatori della Clinica Montevergine. Poi l’equipe si è messa al lavoro. Nella corsa dall’ospedale di Sorrento alla clinica di Mercogliano lo ha assistito la dottoressa Gabriele Monsurrò. «Timoteo è stato miracolato - hanno commentato i parenti commossi per l’ottimo esito dell’intervento -. Abbiamo trascorso ore interminabili. Ora siamo fiduciosi».
«La dissezione o dissecazione aortica è una malattia vascolare relativamente rara. Il rischio di mortalità è alto se non viene trattata con chirurgia d’urgenza. Si manifesta in pazienti, per lo più di sesso maschile, tra i trenta e sessanta anni di vita - spiega il dottore Zabele -. La patologia si verifica quando c’è una lesione (in gergo tecnico slaminamento) nella parete della aorta.
Quando la lacerazione si verifica tra la media e l’intima si definisce dissezione. Bisognava intervenire, bisognava farlo subito. Sono stati molto bravi anche i colleghi dell’ospedale di Sorrento, che sono riusciti a diagnosticare subito lo stato del paziente. Ora aspettiamo che torni presto alla sua vita quotidiana. Sono fiducioso che la ripresa possa essere completa. Potrà tornare a casa una volta completato il decorso e tornare alla sua vita di sempre».
La notte tra venerdì e sabato è stata una lunga notte per la clinica. In sala operatorio col dottore Zabele i dottori Francesco Iuorio e Nicola Guarente.
«In questi casi quello che conta è non perdere tempo - spiega Zebele -. Le chanche di buona riuscita dell’intervento dipendono dalla possibilità di poter operare il prima possibile.
Ora il paziente sta bene. E’ ancora stordito, ma in ripresa. Il decorso procede bene e siamo molto soddisfatti.In quei momenti pensavo solo ad essere concentrato. Quando un paziente esce in buone condizioni dall’ospedale e torna alla vita è il massimo della soddisfazione per noi medici- commenta il professore Zebele -.
Carlo Zebele, 38 anni, sposato e padre di due figlie, è il giovane Cardiochirurgo chiamato da oltre un anno a dirigere uno dei reparti più importanti e delicati della clinica Montevergine. Laureato a pieni voti presso l’Università di Padova, ha maturato la sua esperienza prima per due anni in Olanda e poi per altri sei nel Regno Unito, presso il Dipartimento di Cardiologia e Cardiochirurgia di Bristol, diretto del professor Gianni Angelini. Ha potuto così acquisire molteplici competenze sulle nuove tecniche chirurgiche, sviluppando conoscenze ed esperienza non solo in ambito cardiochirurgico, ma anche del trattamento delle patologie vascolari e toraciche, e soprattutto ha potuto confrontarsi con differenti modalità di approccio clinico e terapeutico al malato, sempre più orientate verso una gestione complessiva e condivisa del cardiopatico attraverso l’Heart Team (Squadra del Cuore), senza trascurare gli aspetti correlati alla ricerca.
“La passione per la medicina, continua il dott. Carlo Zebele – è nata in me fin da piccolo, quando il mio gioco preferito era smontare e rimontare oggetti, per poi interessarmi al corpo umano e a come aggiustarne i pezzi. Mi sono avvicinato casualmente alla cardiochirurgia, durante l’università, quando ho scoperto che il primo trapianto cardiaco è stato effettuato da Barnard, il chirurgo sud-africano di fama mondiale, il 3 dicembre 1967, stesso giorno della mia nascita, anche se 11 anni dopo. Da allora è il mio amore, secondo solo a quello per la mia famiglia, che riempie completamente e compiutamente la mia vita, con la straordinaria soddisfazione di ridare speranza di una esistenza migliore a tanti malati“