Mettere in vendita on line i propri mobili e trovare subito un acquirente disposto a pagare la somma richiesta senza batter ciglio. Ci sarebbe già di che diffidare, ma se l'interlocutore vive in Costa d'Avorio e chiede al venditore di anticipare una somma non trascurabile, ecco che la transazione si trasforma in un palese tentativo di truffa.
Ad arricchire la già amplissima letteratura dei tentati raggiri via internet è la vicenda capitata a una donna residente a San Leucio del Sannio.
Reduce da un trasloco e dall'acquisto di nuovi arredi, la malcapitata inserisce su un noto portale dedicato alla compravendita di merci usate l'annuncio relativo a un arredo completo da cucina. Prontamente arriva l'email di un potenziale quanto determinato acquirente: “Mi erano già arrivate alcune richieste - racconta la donna - ma in tutti i casi i possibili acquirenti mi chiedevano informazioni sullo stato di conservazione della mobilia e soprattutto cercavano di ridurre il prezzo. Poi mi arriva un'email. La cosa che immediatamente mi ha colpito è che fosse scritta in un italiano improbabile e mi sembrava piuttosto evidente che si trattasse dell'effetto della traduzione automatica di Google translate”.
Seguono una serie di email nelle quali ci si accorda sulla transazione. Nessuna richiesta specifica sullo stato di conservazione delle merci né nessuna telefonata, come normalmente avviene in questi casi. Solo una richiesta esplicita è pervenuta nel corso dell'interlocuzione: i dati relativi al conto corrente su cui effettuare il bonifico. “A quel punto non mi sono sentita di fornire i dati del mio conto e ho preferito lasciare il codice della mia carta prepagata. Ieri sera mi scrivono che l'indomani, cioè oggi, avrebbero effettuato la transazione e stamattina alle 9 ho ricevuto una telefonata.
Si trattava del presunto banchiere dell'istituto di credito presso il quale l'acquirente aveva effettuato la transazione. Al telefono mi anticipa in un italiano sconclusionato che mi avrebbe inviato un'email nella quale mi avrebbe fornito le informazioni necessarie per sbloccare il pagamento. Mi invita a controllare la posta dicendomi che mi avrebbe ricontattata dopo 5 minuti. Apro l'email e scorrendo il contenuto del testo scopro che per proseguire la transazione avrei dovuto anticipare 220 euro per i costi dovuti al cambio della valuta, versando la somma alla Western Union.
Il presunto acquirente infatti vive in Costa D'Avorio e mi avrebbe rimborsato quella cifra che era teoricamente già sul mio conto, salvo prima anticiparla. Oltre alla richiesta di per sé insolita mi ha fatto insospettire l'indirizzo email (www.sgbci.controle.225@gmail.com) che non mi sembrava potesse essere la posta istituzionale di una banca. A quel punto non ho avuto più alcun dubbio. Quando mi ha richiamato il finto banchiere ho detto che non avevo nessuna intenzione di anticipare alcunché e prima che lui riattaccasse il telefono ho sentito persino il verso di un gallo... evidentemente il finto banchiere non aveva nemmeno un finto ufficio...”.
Scoperto l'inganno la donna non è più stata contattata. Ma in ricordo di questa tentata truffa le resta ora quella finta ricevuta di transazione inviata dagli incauti truffatori (nella foto in alto). Un raggiro quasi perfetto, finito però con la scoperta dell'inganno.
Marianna D'Alessio