Montesarchio

Era incapace di intendere e di volere al momento del fatto. Perchè affetto da un disturbo depressivo sfociato, quel giorno, in un episodio psicotico acuto. Sono le conclusioni alle quali è giunto il professore Piero Ricci, che, su incarico del gup Loredana Camerlengo, ha curato la perizia psichiatrica su Luigi Piacquadio, 73 anni, di Montesarchio, segretario comunale in pensione, che il 10 settembre 2016 aveva ucciso, colpendolo all'altezza del cuore con un coltello, il figlio Domenico, 38 anni, disabile, che lui accudiva dalla nascita. Lo specialista sarà ascoltato il 19 ottobre, quando, nel rito abbreviato a carico di Piacquadio, risponderà alle domande del Pm e dell'avvocato Claudio Barbato, che difende l'imputato, dallo scorso febbraio agli arresti domiciliari in una casa famiglia dopo cinque mesi di detenzione in carcere.

I contorni di una terribile tragedia familiare sono ormai ampiamente noti. Sia quando era stato fermato, sia durante l'interrogatorio di garanzia, l'allora 72enne aveva spiegato al sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro, ai carabinieri e, infine, al gip Roberto Melone, di aver ammazzato la persona alla quale aveva dedicato la sua esistenza, che poi aveva tentato di stroncare, perchè era tormentato dalla paura di ciò che sarebbe potuto capitare a Domenico una volta rimasto solo.

Un timore talmente forte, ulteriormente cresciuto dopo aver visto in tv un servizio dedicato alla condizione di chi, non essendo autosufficiente, è ricoverato in certe strutture, che gli impediva addirittura di dormire. Un incubo, una ossessione che lo angosciava, ecco perchè si era convinto – aveva aggiunto -, che la morte del figlio avrebbe risolto ogni preoccupazione. Perchè gli avrebbe risparmiato il rischio di finire nelle mani sbagliate, certamente non amorevoli come le sue.

Esp