di Simonetta Ieppariello
Suo marito è malato, ma lei deve andare a Firenze, per lavoro. Destino difficile, impossibile per Rosetta Pennacchio, 48 anni, docente campana in seria difficoltà. Questa è la storia di una famiglia che raccoglie tutto il dramma di una quotidianeità difficile, impossibile.
Lavorare e poter vivere nonostante tutto. «Mio marito respira. E' tutto quello che può fare: l'alzheimer lo ha divorato del tutto ed io per lavorare, per mandare avanti la famiglia, con i miei due figli, devo lasciarlo solo in un letto e andare a Firenze per un incarico di un anno da insegnante elementare». E' disperata Rosetta Pennacchio, 48 anni, di Giugliano. Lei ama il suo lavoro e racconta nell'intervista che solo il lavoro, di fatto, che tanto la entusiasma le consente di andare avanti, di evadere dalla disperazione del vedere suo marito malato e i suoi figli in affanno.
«Domani è la giornata mondiale per l'Alzheimer, questa storia può essere essere embleatica a rappresentare la sofferenza e le ingiustizie subite spesso da chi assiste pazienti con patologie come quelle di cui è vittima mio marito».
Rosetta sposata da venti anni e il cui marito, oggi cinquantanovenne, è in fase molto avanzata, dopo dieci anni dall'insorgenza di una forma aggressiva di alzheimer chiede una soluzione. Il suo lavoro rappresenta la unica forma di rendita di una famiglia. «E' difficile tutto. Ho provato ad andare comunque nella mia sede dove sono docente di ruolo a Sesto Fiorentino. I miei due adorati figli dopo pochi giorni mi hanno chiamata. Pierluigi e Domenico non riuscivano a farcela da soli. Chiedo una soluzione che mi permetta di vivere con dignità e concretezza l'immenso dolore che la mia vita mi ha riservato: vedere mio marito morire ora dopo ora. Chiedo di poter avere una soluzione, una opportunità, una assegnazione provvisoria a Napoli. Chiedo di poter vivere e poter far sopravvivere la mia famiglia».
Rosetta Pennacchio racconta: «Per tre anni, dal 2008 ho insegnato a Novara, ma a quei tempi, mio marito, nonostante la malattia, poteva seguirmi in un'altra città. E' docente di ruolo a Firenze da un anno. Ed anche nella città toscana ho potuto portare mio marito con me, nonostante il male già cominciasse a renderle inabile quasi del tutto. Sono stati anni difficili. Il tempo è trascorso nella progressiva perdita di funzioni e dignità del mio adorato Francesco. Lo scorso anno è stata accolta una mia domanda per insegnare al V Circolo di Giugliano, vale a dire nel comune dove ho residenza. Questo mi permetteva di assistere anche mio marito. Quest'anno però sono dovuta rientrare a Firenze, dove sono di ruolo dal primo settembre 2015. La cosa che trovo veramente ingiusta, crudele, è che c'è una categoria che io definisco "protetta" che consete, attraverso la legge 100, di poter godere di un trasferimento nel proprio comune a quegli insegnanti che hanno un coniuge con incarico di funzionario pubblico o rapprsentante delle forze dell'ordine. E' incredibile che non si pensi a tutelare chi, invece, come me, deve assistere una persona totalmente inabile. Ho la tutela legale di mio marito Un particolare non da poco che certifica ulteriormente la indispensabilità della mia presenza a Giugliano, a casa mia, accanto a mio marito».
La Pennacchio ha scritto a tutti per ottenere di poter lavorare a Giugliano o comunque nella nostra regione. Anche al presidente della Repubblica. Il solo assegno di invalidità di suo marito non consente ai ragazzi di studiare, di vivere a tutti i componenti della famiglia Guarino.