Ospedaletto d'Alpinolo

 

di Simonetta Ieppariello

Noemi, e tutte le altre. Antonella e altri nomi ancora. Croci, fotogrammi di vite interrotte, destini spezzati. Donne giovani e meno giovani. E poi Noemi, con il suo sorriso gioioso, i capelli lunghi, poco più che una bambina. Il ritrovamento del suo corpicino, sotto un cumulo di pietre, in quel campo in Puglia ha scosso le coscienze di tutti. Dolore riemerso da pietre e silenzio, accuse e bugie. Tragico epilogo, forse, di un amore malato. 

Donne uccise dagli uomini. La violenza contro le donne, in tutte le sue forme. Dagli abusi psicologici a quelli fisici, le botte e le ferite nell'anima. E poi c'è la morte. L'assassinio. Il femminicidio. I dati che non si fermano in una interminabile escalation di dolore. Lutto. Silenzio.

Oggi ad Ospedaletto d'Alpinolo è stata inaugurata la Panchina Rossa un simbolo, terzo in Irpinia dopo Castelfranci e Lioni, della lotta alla violenza contro le donne, lotta al femminicidio, alla violenza di genere. Una piccola comunità arroccata sul Partenio che invita tutti a dire basta alla violenza contro le donne. Oggi nel piccolo paese il taglio del nastro per riflettere e fare i conti con l'attualità che ricorda Noemi, quella ragazzina uccisa dal suo fidanzatino di pochi mesi più grande di lei. Morire a sedici anni. Morire per mano del proprio fidanzato. Succede in Italia. 

Ad Ospedaletto c'è la casa famiglia intitolata ad "Antonella Russo", la ragazza di Solofra che per difendere sua madre è morta. Antonella voleva difenderla dalle angherie del suo compagno. E' morta. C'era anche sua madre oggi che a margine del taglio del nastro, lontana dalle telecamere, ha raccontato il suo dolore nel parlare di Noemi, ennesima ragazza giovane e bella strappata alla vita. 

Una panchina rossa contro la violenza contro le donne, dunque, ad Ospedaletto a poche ore dopo il femminicidio di Noemi, la 16enne uccisa dal fidanzatino in Puglia. A lei sono rivolti menti e cuori di amministratori e donne, semplici cittadini, componenti e operatici della casa famiglia “Antonella Russo” che accoglie proprio ad Ospedaletto le donne vittime di violenza. A Noemi pensa la madre di Antonella Russo, uccisa dall’ex compagno si sua mamma, presente alla cerimonia e visibilmente commossa.

Pensa a Imma Durini, la mamma di Noemi. Pensa a tutte le mamme e i papà e le sorelle e i fratelli e i figli delle donne ammazzate dal loro uomo. La riflessione di oggi è che quella panchina non resti simbolo silenzioso ma concreto che ricordi a tutti la necessità, forse, di leggi più dure, condanne realmente eseguite, la cancellazione di attenuanti e sconti di pena. «Serve una cultura nuova questa é la strada giusta, sulla lunga distanza, io continuo a crederlo.  Dice il sindaco Saggese -. La formazione resta la via maestra da seguire».

Ma intanto la violenza contro le donne aumenta come spiega la presidente regionale dell’osservatorio fenomeno violenza sulle donne, Rosaria Bruno. I dati non diminuiscono e impongono una riflessione seria. Interventi mirati,

Dal canto suo l’assessore Nadine Siriginano rimarca la necessità di promuove azioni virtuose per fermare ogni tipo di violenza. «Siamo una amministrazione fermamente motivata a perseguire azioni virtuose di promozione del no alla violenza di genere. Siamo convinti della necessità di difendere e promuovere la legalità. Come comune lavoreremo perchè la nostra comunità sia di esempio e stimolo per le altre amministrazioni nel promuovere il no alla violenza contro le donne, la violenza di genere più in generale».

Il caso di Noemi Durini riaccende il dibattito sugli amori 'malatì e sul femminicidio. Ancora non sono chiari i motivi del gesto. Una cosa però è evidente: anche tra gli adolescenti vivere i rapporti sentimentali in modo sbagliato può portare a volte a gesti estremi. Lo confermano anche i dati di una ricerca del 2105 effettuata da Skuola.net intervistando circa 5mila ragazzi.

Non sempre i giovanissimi (come del resto anche gli adulti) sanno riconoscere i campanelli d'allarme. Quasi 1 ragazzo su 10, ad esempio, ha alzato le mani sulla propria fidanzata durante un litigio.