di Luciano Trapanese
Due donne, segnate dalla violenza della camorra. Che chiedono giustizia. Inutilmente.
Storie diverse e uguali, legate da una catena fatta di ritardi, misteri, verità negate e il Cilento.
Salvatore Vassallo era sindaco di Pollica. E' stato assassinato il cinque settembre del 2010, da allora indagini, 94 accertamenti del Dna e nessuna certezza.
La piccola Simonetta Lamberti è stata uccisa il 29 maggio del 1982, a Cava de' Tirreni, ma l'obiettivo era suo padre, Alfonso Lamberti, capo degli inquirenti di Sala Consilina. Uno dei killer dopo indagini infinite è finito in cella e condannato. Ma ora è già libero. Anche di delinquere: Antonio Pignataro, di recente è rimasto coinvolto nell'inchiesta choc di Nocera Inferiore, dove sarebbe stato dimostrato il coinvolgimento della camorra nelle elezioni amministrative del comune e nella successiva “gestione” degli eletti. Pignataro sarebbe stato il deus ex machina di tutta l'organizzazione.
Angela Amendola è la vedova di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore. Serena Lamberti è la sorella di Simonetta. La prima, dopo tanti anni, «non sa ancora cosa è accaduto». La seconda si sente «presa in giro»: il killer della sua sorellina ha trascorso solo qualche mese in cella per quell'atroce delitto.
Il movente dell'omicidio di Angelo Vassallo non è ancora chiaro. Ma le modalità dell'omicidio sono di chiaro stampo camorristico. Di certo il sindaco era preoccupato dall'arrivo di tanti “forestieri” sospetti che investivano in paese. Senza dimenticare che aveva chiesto maggiori controlli al porto, dove avrebbero potuto sbarcare consistenti quantitativi di droga. Insomma, un personaggio scomodo per chi ha interessi criminali. C'è un indagato, l'italo americano Bruno Damiani. Ma l'ultimo esame del dna in parte lo scagiona.
Antonio Pignataro è l'assassino reo confesso di Simonetta Lamberti. Faceva parte del commando insieme ad altre due persone. Dovevano uccidere Alfonso Lamberti. Il procuratore restò solo ferito. Ma la piccola Simonetta che era al suo fianco in auto è stata colpita a morte dalla scarica di proiettili. Trentaquattro anni dopo Antonio Pignataro è stato condannato a trent'anni di reclusione. La sentenza di primo grado è stata emessa il 4 luglio del 2015. Poco dopo era già ai domiciliari.
Due storie senza giustizia. Di vittime innocenti. Come le altre 1120, massacrate dalle mafie. Tra loro anche 85 minorenni. E qualche disabile, come è accaduto nella sanguinosa faida tra i Cava e i Graziano.
1120 vittime, per molte di loro non c'è stata giustizia. E quando è arrivata – come nel caso della Lamberti -, per motivi inspiegabili chi doveva pagare ha ottenuto la libertà.
E intanto, da sette anni, siamo ancora in attesa di scoprire chi e perché ha deciso di uccidere Angelo Vassallo.