di Siep
Ore di apprensione, paura e preghiera per Rina Castellano e il suo piccolo Gerry, che lotta contro il cancro al cervello da quando di anni ne aveva solo 6. Ora Gerry nel ha undici e pochi giorni fa si è sentito improvvisamente male. E’ rimasto vittima di convulsioni.
Lo scorso giovedì Gerry stava facendo colazione quando improvvisamente si è sentito male. Una crisi violentissima, movimenti scomposti, il suo volto che improvvisamente ha iniziato a muoversi per scatti. «Mio figlio è stato operato di tumore al cervello, ha affrontato percorsi difficilissimi di chemio e radio. E’ ancora sotto cura e viviamo ogni giorno con grande apprensione, pregando perché lui stia bene, e torni a vivere sereno. Giovedì mattina improvvisamente, mentre sorseggiava un succo di frutto a colazione ha iniziato a sentirsi male. E’ iniziato l’incubo».
E’ iniziato l’incubo. Rina lo ha soccorso subito, poi il giro disperato tra due ospedali prima della Corsa in auto a Roma dove il piccolo è in cura al Bambn Gesù.
La prima tappa all’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi. La crisi epilettica, guardando Gerry, era in corso.
«Ho iniziato a gridare a chiedere aiuto. Il medico mi ha chiesto cosa avesse. Gli ho spiegato i sintomi e la crisi era ancora in corso. Ho spiegato al medico di turno, che mio figlio era in cura al Bambin Gesù a Roma».
Secondo quanto raccontato da Rina ancora una volta a scontrarsi contro le lentezze della rete dell’emergenza depauperata dalla carenza cronica di organico, con sempre meno unità e mezzi per un piano di rientro che sembra non avere mai fine, c’è stata la vita di un bambino che per molte ore è stata appesa ad un filo.
«In quel presidio mi hanno detto di trasferirlo ad Ariano Irpino perchè doveva fare una tac. Come è possibile non avere ogni possibilità, ogni cura e strumento se si rischia di morire? Mi chiedo come sia possibile che i nostri ospedali non siano pronti a salvare, per le distanze, i tagli i rientri».
Dopo il piccolo è stato portato ad Ariano Irpino. Dai prelievi in cannula è stato accertato che a mancare era il sodio.
Da un veloce confronto tra i sanitari del Tricolle e la dottoressa che segue Gerry al Bambin Gesù, si è deciso di portare il piccolo a Roma.
Ora è ancora sotto flebo e stretta osservazione. Il peggio è passato, ma resta l’amarezza di una madre che ha visto per ore la vita di suo figlio appesa ad un filo. «Ho pensato che mio figlio stesse morendo. Non lo auguro a nessuno, non lo auguro a nessuna madre».
Dal canto suo il direttore Sanitario del nosocomio santangiolese Angelo Frieri chiarisce a Il Mattino: c’era un guasto alla Tac. Sono venuti i tecnici più volte. Le fasi concitate dall’arrivo delle signora si sono svolte in 18 minuti. Dall’arrivo alla partenza per il Frangipane. Insomma Frieri precisa che il bimbo sarebbe stato adeguatamente assistito dal personale. “Capiamo la disperazione di una madre - precisa Frieri a Il Mattino - ma senza entrare in polemica possiamo ribadire il comportamento da protocollo di chi opera in questo ospedale».