Pietrelcina

Il calcio sta cambiando, conviene cominciare ad abituarsi. Frasi fatte se ne sentono eccome ma la segreta speranza che possa esistere ancora un'isola felice rimane. Il calcio dilettantistico, quello che dovrebbe essere mosso solo dalla sana passione provando a ridurre al minimo l'esborso, il giusto per le cose basilari, nel tempo è stato travolto dal “dio denaro”, dall'ambizione e da dinamiche che sono sempre più ambigue.

Nel calcio sannita un'isola felice c'era, poco distante dal capoluogo. Una realtà nata per passione, fatta dalle persone del posto e per le persone del posto. Il soldo non ha mai fatto grande breccia, le dinamiche di cui sopra non hanno mai preso il sopravvento. Il tutto sempre lasciato fuori dalle porte di casa. La realtà in questione è Pietrelcina, la società è lo Sporting. Bella favola fino alle dimissioni di Mino Forgione, l'allenatore, la mente, il cuore, il collante di questo giocattolo antico ma lucente. Un giocattolo tenuto in piedi con la passione, la voglia di fare e soprattutto tenendo conto della tasca. E questo ha fatto le fortune di tutti, lì dove non c'è stata la possibilità, c'è stato il progetto.

Dimissioni. Nel calcio succede, ci mancherebbe. Così come succede di voler lasciare spazio ad altri per cercare nuovi stimoli e tentare anche di togliersi quell'etichetta di tecnico che può allenare solo in casa propria. Un concetto che prende forza se si pensa che questo avviene dopo aver riportato la squadra in Prima categoria. Insomma, un'uscita di scena da vincitore.

Eppure i contorni di questa storia non fanno prendere in considerazione queste idee, bensì il sapore è quello della “costrizione”. La traduzione è semplice, l'idea che emerge è che Forgione sia stato portato a dover dare le dimissioni e abbandonare una creatura tirata su insieme al presidente Maioli, altro grande appassionato.

Un'idea che viene quasi naturale e che apre la porta ad altri aspetti, situazioni che si sono messe in mezzo tra le persone e il mondo del pallone. Resta un dato oggettivo, la società continua ad annunciare rinnovi e nuovi giocatori, non una parola è stata spesa per l'allenatore, non un invito a ripensarci a ricucire uno strappo che nessuno renderà noto, ma che è visibile eccome. Uno strappo emerso nel silenzio e nella freddezza tra le parti, un dato emerso ben chiaro anche durante la festa promozione. Lo Sporting Pietrelcina del presidente Maioli e del diesse Leso va avanti, continua nel progetto con uno zoccolo duro che, però, è più che vicino a Forgione. Un mix esplosivo. E intanto il mister che fa? Incassa nel momento più complicato per un allenatore a spasso, quello di doversi guardare attorno con le panchine già occupate. Qualcuno potrebbe obiettare che c'è ancora la scuola calcio. Vero, ma appartiene allo Sporting, anche in questo caso Forgione ne era l'anima. Persa l'una e l'altra.

La realtà è che una storia del genere dimostra ancora una volta che l'isola felice viene spazzata via da uno tsunami chiamato interesse.

Uno tsunami che, in senso lato, rischia di spazzare via anche colui il quale dovrà raccogliere questa eredità (si parla di Iadanza e Glorioso tra gli altri). Pesante, perchè pesante è la figura di Forgione nell'ambiente e nello spogliatoio pietrelcinese.

La speranza è che tutto ciò non sia vero, o meglio che questo sia solo il pensiero di una persona qualsiasi che vede il marcio in ogni situazione. Anche se, qualcuno più famoso, amava ripetere che “a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina”.  

Redazione