Vairano Patenora

Tentato incendio in concorso, con l'aggravante di avere commesso il fatto per motivi di odio razziale. Questa l'accusa nei confronti di un 46enne originario di Frosinone e un 48enne marocchino, entrambi residenti a Vairano Patenora, destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura che ha coordinato le indagini dei carabinieri della Stazione di Vairano Scalo.

Nei confronti dei due, “gravi indizi per il tentativo di incendio del C.T.A. denominato Europa, in viale Europa di Vairano Patenora frazione Scalo”, dove erano domiciliati cittadini stranieri richiedenti asilo. Episodio registrato a gennaio scorso. Quando secondo l'accusa i due indagati “utilizzando una bottiglia in plastica contenente liquido infiammabile del tipo benzina, poi rinvenuta sul luogo, riuscivano ad appiccare il fuoco alla rete di recinzione che proteggeva le grate esterne del centro e agli abiti ivi appoggiati, con il chiaro intento di provocare un esteso incendio ed una conseguente esplosione, causa la presenza nelle vicinanze di un contatore del gas metano, con potenziali conseguenze lesive per le persone ivi alloggiate ed anche per vicini e passanti”.

Tragedia evitata grazie al tempestivo “intervento degli ospiti della struttura presenti nell'immobile”.

Le indagini sono state condotte anche attraverso l'acquisizione delle registrazioni di alcune telecamere di videosorveglianza presenti nelle vicinanze. Fotogrammi che hanno consentito di ricostruire la dinamica dei fatti”. La Procura spiega che “i due indagati, a bordo di un'autovettura, dopo aver prelevato benzina da una stazione di rifornimento, si recavano presso il C.T.A. dove tentavano di appiccare l'incendio, allontanandosi poi con il medesimo veicolo verso i loro rispettivi domicili. Sulla base delle indagini esperite veniva utilmente contestata l'aggravante di aver agito per finalità di discriminazione ed odio razziale, atteso che - in assenza di qualsiasi movente alternativo – si desumeva fondatamente che l'azione fosse evidentemente motivata da un evidente sentimento di rancore nutrito indistintamente verso i cittadini extracomunitari, in genere, indistintamente accomunati - in modo indifferenziato e spersonalizzante - in ragione del colore della pelle e della collocazione presso il CTA”.

Episodio, spiegano gli inquirenti, che “risultava essere la reiterazione, in forma potenzialmente più grave, di una precedente aggressione, consumata in data 16.11.2016, allorquando quattro giovani, tra cui il figlio di uno degli indagati, tutti nell'occasione tratti in arresto in flagranza di reato - armati di tronchese e di pistola erano entrati all'interno del centro temporaneo di accoglienza ed avevano picchiato alcuni extracomunitari, distruggendo l'abitazione ed esplodendo colpi d'arma da fuoco ad altezza d'uomo”.

Poi a gennaio il nuovo episodio quando all'interno della struttura non c'erano più gli extracomunitari finiti al centro delle percosse del precedente episodio che, per motivi di ordine e sicurezza pubblica, erano stati trasferiti immediatamente ad altro centro, su disposizione della Prefettura di Caserta”.