Torna sulla sua decisione di abbandonare l'opposizione per Mastella, Angelo Feleppa, e lo fa con una dura replica che mette nel mirino in particolare Italo Di Dio, capogruppo dell'area "Del Vecchio sindaco" e particolarmente critico per la scelta di Feleppa.
Il consigliere neo delegato al verde pubblico comincia dal condannare quella che lui definisce una campagna denigratoria: "Ho spiegato le mie ragioni ed anticipato le mie volontà, tra gli altri, al capogruppo Italo Di Dio che, nonostante la correttezza da me utilizzata, da giorni è l’alfiere di una campagna denigratoria senza precedenti. Io non capisco, forse per mio limite, in che maniera tutto questo tempo e queste energie spese per attaccarmi possano contribuire alla qualità dell’azione amministrativa o alla dignità dell’attività politica di tali soggetti. Ma se questo è il percorso scelto, allora mi sembra giusto non lasciare che passi la visione faziosa e bugiarda che si vuole offrire ai cittadini".
Feleppa poi dopo aver lamentato la differenza delle valutazioni espresse dall'area Pd nei confronti dei tre transitati in Ap e del suo passaggio in maggioranza racconta i disagi e i malumori patiti nell'area "Del Vecchio sindaco", a partire dalla mancata condivisione dei criteri per la nomina in Asi: " Tuttavia, mi preme chiarire a Di Dio una circostanza: la comune appartenenza ad una lista o ad un gruppo, si è interrotta tempo fa, quando le regole condivise sono saltate proprio per volontà di chi, come lui, avrebbe dovuto essere arbitro. Ad esempio, quando è toccato indicare un membro al cda dell’ASI, perché è stato abbandonato il criterio dei risultati ottenuti alle elezioni? Perché si è indicata un’altra persona al posto della prima che ne avrebbe avuto diritto, secondo le regole che tutti riconoscevano giuste? Perché allora Di Dio non si è fatto vivo a salvaguardia di tutti coloro che hanno partecipato al risultato di quella lista? Io un’idea, anche sulla scorta di tante altre circostanze, me la sono fatta. Chi aveva concorso al risultato della lista e meritato quel riconoscimento non era immediatamente riconducibile ad un gruppo, una elite con più diritti. Una valutazione che lasciò i consiglieri eletti di fronte ad un bivio: accettare le decisioni imposte dall’alto ed obbedire in Consiglio e fuori, o scegliere altre strade se mai ce ne fossero state. Ma il capogruppo Di Dio, oggi rimasto solo come ricorda il consigliere Quarantiello a cui rivolgo i ringraziamenti per le parole usate nei miei confronti, cosa si aspettava? Immaginava che persone adulte, serie e oneste, potessero accettare questi diktat alla stregua di scolaretti? Se vuole, resti lui lì ad obbedire ma almeno ci eviti la retorica moralizzatrice".