Monteforte Irpino

 

di Simonetta Ieppariello

Strage sull’A16. E’ il giorno del ricordo tra rabbia e rimpianti. Chiedono giustizia oggi come ieri i parenti di chi morì volando giù da quel viadotto maledetto esattamente quattro anni fa. Lo schianto, le grida, quel boato riecheggiano nelle menti dei sopravvissuti. Il processo che va avanti. La giustizia, che non arriva, invocata da superstiti e parenti dei deceduti.

Tanto dolore nei volti dei parenti delle quaranta vittime della strage del bus che la sera del 28 luglio del 2013 precipitò dal viadotto Acqualonga della Napoli-Bari, nel tratto tra Monteforte e Baiano. 

Parla chi ha perso qualcuno, chi è ancora vivo. Solo in otto sono ancora vivi dopo quel volo micidiale.

 “Ancora non abbiamo giustizia”, dice Alba Lanuto che nella tragedia perse la madre.

Sua figlia si salvò. La tenne stretta al petto sua nonna, che l’aveva portata con se in viaggio a rendere omaggio a San Pio. Morirono quaranta persone nel più grave incidente stradale della storia del nostro paese.

Tornavano da un pellegrinaggio a Pietrelcina. La radio accesa, la guida che parlava. Poi quel bus iniziò a marciare senza che l’autista riuscisse a fermarlo.

Oggi due messe per ricordare: una a Pozzuoli, l'altra a Monteforte il paese dell'Irpinia triste scenario della strage.

La comunità irpina restò al fianco di tutti. 

Le ore della conta delle salme, dei corpi straziati estratti tra disperazione e lacrime dalle lamiere. 

Una trappola maledetta. La tragedia scandita dai nomi e volti di chi rientrava da una gita di svago ma mai arrivò a casa.

 “Quel bus non doveva neppure stare sulle strade”, aggiunge Alba Lanuto, che sta seguendo passo dopo passo il processo incardinato dal procuratore Rosario Cantelmo. Il 24 settembre la prossima udienza: sul banco degli imputati ci sono dirigenti della società Autostrade e dipendenti della Motorizzazione di Napoli, oltre al titolare dell'agenzia che aveva organizzato il viaggio.

«Un botto fortissimo, pensavo si fosse staccata una ruota. Non capivamo cosa e perchè stesse accadendo. Ho toccato d'istinto la gamba di mio marito mentre il bus sbandava a destra e sinistra, fino ad inclinarsi e precipitare nel vuoto. Quel giorno ho perso tutto». Sono le parole di Clorinda Iaccarino, 47 anni, di Monterusciello, quartiere di Pozzuoli in una delle udienze del processo in corso ad Avellino.

Tra i pochi sopravvissuti c’è Clorinda, che perse nell'incidente il marito e le due giovani figlie, della cui scomparsa seppe soltanto molti giorni dopo. Venne risvegliata dal coma farmacologico. Seppe che sua figlia non c’era più. Lei non era sopravvissuta.

Morì anche l'autista del bus, Ciro Lametta: dalla ricostruzione della polstrada di Avellino si intuisce che il conducente tentò in ogni modo di frenare la corsa del mezzo che dopo la rottura dei freni nella discesa di Monteforte piombò ad oltre 100 chilometri all'ora sulle auto incolonnate per i rallentamenti dovuti a un cantiere. Poi, la barriera laterale non resse all'urto.

Secondo le indagini della Procura – i perni di sostegno erano ormai usurati da intermperie e tempo. 

“Mia figlia si salvò perché mia madre se l'è stretta a sé in quel tragico volo dal cavalcavia. Ma come fanno queste persone a dormire la notte? Non c’è giustizia. Nessuno paga il suo debito con la giustizia. Si rincorrono in tribunale versioni e racconti. Vogliamo giustizia per i nostri morti. La vogliamo subito”. Oggi anche la comunità di Monteforte Irpino ricorda i morti dell’A16.

Il sindaco Giordano ha annunciato che nel punto in cui precipitò il bus l' amministrazione comunale collocherà una stele che ricorderà il tragico evento.

Il processo davanti al Tribunale di Avellino, cominciato il 28 settembre 2016, giudice monocratico Luigi Buono, conta 15 imputati, in maggioranza dirigenti ed ex dipendenti di «Autostrade spa», accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Le udienze riprenderanno a settembre con due date già fissate per i giorni 15 e 27.

Un processo controverso tra polemiche e dichiarazioni, perizie e ricostruzioni di quel tragico volo.